POLITICA La vicenda dei cosiddetti dossieraggi riflette l’ennesimo scontro all’interno delle classi dominanti del nostro paese, costrette ad affrontare una fase delicatissima della politica internazionale nel pieno di una crisi di strategia e di consenso. La priorità è capire, non farsi arruolare da una delle parti in commedia, nessuna delle quali è spinta da motivazioni “pure” – ECONOMIA Il caso dossieraggi parte da un’inchiesta giornalistica sul peso delle imprese italiane della difesa nel governo Meloni. Un’analisi di Gianni Alioti ci spiega la portata del business della guerra per l’industria delle armi e in che misura le aziende italiane del settore ne sono parte.
guerra
Newsletter270224: L’imperialismo italiano a due anni dall’invasione dell’Ucraina
POLITICA A due anni dall’invasione russa dell’Ucraina non solo la carneficina non accenna a terminare, ma la guerra provoca uno strisciante ma profondo adeguamento della società italiana a una nuova fase di conflitti internazionali, che spiega anche alcuni episodi di attualità. La guerra, ad esempio, è il pretesto per irrigidire la disciplina sociale a partire dai giovani. “Il nemico è in casa nostra”, lo conferma persino un lungo reportage di Foreign Policy, secondo cui le armi impiegate dai russi in Ucraina contengono una eccezionale quantità di componenti americane ed europee vendute loro da aziende che lucrano sulla guerra aggirando le sanzioni relativamente modeste. Eppure i giornali non pubblicano liste di proscrizione coi nomi delle aziende, come invece avviene con chi critica la NATO.
Newsetter230224: CILE Mapuche, con Boric più repressione
POLITICA Sotto il governo “progressista” di Boric in Cile la situazione peggiora anche per i nativi di etnia mapuche, tradizionalmente oppressi dalla popolazione bianca. Come ci spiega Elena Rusca cresce il numero dei prigionieri politici e nelle prossime settimane potrebbe esserci un pronunciamento delle Nazioni Unite. GUERRA Un articolo dell’ex capo di stato maggiore russo Baluevsky dedicato alle lezioni della guerra in Ucraina analizza i cambiamenti di fondo del modo di combattere, la vulnerabilità degli eserciti moderni e delle singole armi e sfata il mito della “guerra pulita” dove a morire sono solo i nemici dei paesi occidentali, resi invulnerabili dalle loro infallibili (e costosissime) armi high-tech.
Newsletter281123: Imprese della difesa, i dividendi della guerra a Gaza
GUERRA Come in ogni conflitto c’è chi guadagna e chi muore o comunque perde qualcosa. Il discrimine non è soltanto da che parte del fronte si sta, ma soprattutto a quale pezzo di società si appartiene, da una parte e dall’altra. Come spiega l’articolo di SinPermiso Gaza per i soci delle imprese della difesa di tutto il mondo, incluse le italiane, è un’occasione per testare nuovi modelli di armi e veder levitare il valore dei portafogli azionari. Per la maggioranza della società significa morte e distruzione oppure sentirsi dire che bisogna fare dei sacrifici perché “sono tempi duri”. CLIMA Secondo l’Oxfam l’1% più ricco della popolazione del pianeta produce più CO2 del 66% più povero. Ma il conto della transizione ecologica viene presentato soprattutto a chi perderà il lavoro per la ristrutturazione industriale – ad esempio nel settore dell’auto – oppure a chi si chiede di affrontare costi proibitivi per dotarsi di una macchina o di una casa “green”. Insomma, che si tratti di pandemie, di guerre o di cambiamenti climatici, la soluzione non può che essere una soluzione di classe: il nodo da sciogliere è chi ha creato il problema e a chi deve pagare per risolverlo. Lo dice pure l’Oxfam…
Newsletter311023: USA Ford e Stellantis firmano, un primo bilancio
LOTTE Lo sciopero dei lavoratori dell’auto americani comincia a raccogliere i suoi primi frutti. Nei giorni scorsi prima Ford e poi Stellantis hanno raggiunto un accordo con l’United Auto Workers. In questa newsletter un primo bilancio che ci arriva dagli USA, scritto prima dell’accordo con Stellantis, in attesa di maggiori dettagli sui testi dei due accordi e delle assemblee dei lavoratori, che saranno chiamati a ratificarli nelle prossime settimane. In ogni caso la prima impressione, a caldo, è che l’azione del sindacato abbia strappato risultati abbastanza significativi. GUERRA&COMUNICAZIONE La guerra si combatte sempre più nello spazio della comunicazione virtuale. Un articolo sull’IDF, le forze armate israeliane, l’ “esercito più social del mondo”, ci aiuta a capire l’attualità.
Newsletter110723: Il futuro della Cina e il nostro
POLITICA&ECONOMIA Anche se gli occhi di tutti oggi si concentrano sull’Ucraina, il conflitto centrale nei prossimi decenni sarà quello che già oggi si combatte, con armi diverse da quelle impiegate in Ucraina, tra Washington e Pechino. Per questo il tema dello sviluppo cinese è fondamentale, ad esempio, per capire la prudenza di Xi Jinping rispetto alla guerra tra Russia e NATO. In questa newsletter due analisi, una espressione di ambienti liberal americani analizza le contraddizioni dello sviluppo cinese utilizzando come chiave soprattutto la demografia; l’altra, di ispirazione marxista, dipinge il mondo del lavoro cinese come sempre più simile al nostro, in fase di rapida terziarizzazione. Entrambe le analisi sembrano confermare l’idea che la Cina sia caduta in quella che gli economisti chiamano la “trappola del ceto medio”, quando i salari cominciano a non essere più così più bassi e competitivi rispetto a quelli occidentali e gli effetti non vengono pienamente compensati da adeguati investimenti. Ma la prima affida un eventuale cambiamento di regime alla classe media, la seconda ai lavoratori cinesi.
Newsletter060623: Una lotta internazionale, intervista a un rider Wolt
LAVORO Nei mesi scorsi molti paesi sono stati attraversati dalle mobilitazioni dei lavoratori di Wolt, una delle principali piattaforme di food delivery, che non opera in Italia, ma è molto attiva nel resto del mondo, inclusi paesi asiatici come Georgia e Kazakhstan, dove i lavoraatori sono entrati in sciopero. L’intervista a un rider pakistano che lavora in Grecia chiarisce le ragioni di questa inedita mobilitazione internazionale. SUDAN La tragedia umanitaria scatenata dalla guerra, di cui ci siamo già occupati in altre due newsletter approda anche alle Nazioni Unite, ma, come ci racconta Elena Rusca, organismi sovranazionali e potenze globali non sembrano interessati a metter fine al conflitto quanto a specularvi.
Newsletter081122: La Silicon Valley licenzia e spreme i superstiti
LAVORO Il piano di ristrutturazione lacrime e sangue annunciato da Twitter dopo la scalata di Elon Musk non è un caso isolato. Sono decine le aziende della Silicon Valley e del settore high-tech annunciano tagli al personale, blocco delle assunzioni e al contempo chiedono a chi resta di lavorare di più per contrastare il calo della produttività registrato dopo il boom del 2021. Ai dipendenti di Twitter addirittura Musk chiede turni di 12 ore sette giorni su sette. LETTURE Un volume pubblicato da un gruppo bordighista, la TIR, sulla guerra in Ucraina contiene informazioni e documenti interessanti su aspetti decisivi del conflitto – dalla condizione dei lavoratori nel Donbass agli interessi delle imprese italiane nella regione. Ma soprattutto una visione internazionalista e di ampio respiro della guerra e del contesto in cui è maturata.
Newsletter130922: “Con la morte di Elisabetta si chiude il 900”
POLITICA Aldilà degli aspetti sentimentali e della retorica dalla Gran Bretagna trapela il timore che la scomparsa di Elisabetta faccia emergere contraddizioni a lungo sopite dell’ex potenza imperiale in crisi da ormai settant’anni. Un vuoto amplificato da una classe politica scadente quanto quella italiana. Ne parliamo con Alberto Pantaloni, storico e conoscitore del movimento operaio britannico. GUERRA Un lungo reportage del Washington Post raccoglie i racconti dei soldati feriti nei primi giorni della controffensiva su Kherson e contribuisce a farci intravvedere un’altra realtà, rispetto ai toni trionfalistici dei comunicati ucraini, che la stampa occidentale non può verificare, dal momento che le autorità militari hanno vietato l’accesso dei corrispondenti al fronte.
Newsletter150722: La NATO vincerebbe una guerra convenzionale?
POLITICA&STRATEGIA Coi suoi bellicosi proclami la NATO assomiglia alla rana di Fedro, solo che a scoppiare, se li lasciamo fare, saremo noi. Un lungo saggio e un articolo scritti da due ex ufficiali americani, pubblicati nelle scorse settimane da siti specializzati e ricchi di dati e informazioni preziose, ci spiegano perché i militari USA seguono con proccupazione gli avvenimenti in Ucraina e lacerano il velo della retorica, mostrandoci la cruda realtà: le guerre si vincono con migliaia di uomini pronti a immolarsi in lunghi conflitti d’attrito e col PIL, che significa in particolare un solido tessuto manifatturiero, non con le chiacchiere da talk show e le sbruffonate pronunciate ai meeting NATO a Bruxelles. Proprio il terreno su cui le grandi potenze asiatiche stanno accumulando un vantaggio crescente sull’Occidente.
Per leggere la newsletter integrale clicca QUI.