POLITICA&STRATEGIA C’è ancora spazio per una riflessione sulla politica come espressione di un pensiero strategico, di cui partiti, propaganda, manifestazioni, scioperi, elezioni, assemblee, talk show televisivi ecc. sono semplici strumenti? Oppure dobbiamo rassegnarci a discutere per sempre di tattiche elettorali, alchimie parlamentari da apprendisti stregoni, lotte interne ai partiti tra fazioni di cui non si capisce cosa le distingua sostanzialmente (e quindi probabilmente nulla)? I governi americani e più in generale le accademie e i pensatoi del mondo anglo-sassone hanno investito su questo ambito di indagine e prodotto una serie di studi interessanti. In particolare alcuni ricercatori hanno indagato l’evolversi delle mobilitazioni sociali, delle strategie con cui la politica può intervenirvi e le novità apportate in questo ambito dalle nuove tecnologie. Analisi che poi i governi di quei paesi utilizzano per portare avanti i propri interessi in tutto il mondo. In Italia, terra natale di Machiavelli, pare che nessuno ritenga particolarmente utile sviluppare un’analisi scientifica di ciò che sta succedendo nel mondo da 30 anni a questa parte e sugli effetti di tali mutamenti nella sfera della politica, dell’organizzazione collettiva e del conflitto sociale e così da Machiavelli si finisce a Toninelli. Le newsletter di oggi affronta questi temi prendendo spunto da un saggio del 2016 di Mark e Paul Engler, ‘This is an uprising’. Nel libro gli autori analizzano le grandi mobilitazioni degli ultimi 20 anni – da Seattle alla Primavera Araba – alla luce del concetto di ‘movimenti sociali a ondate’, cercando di trovare una sintesi tra le diverse scuole di pensiero della tradizione occidentale in materia di organizzazione politica e sociale.
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