Newsletter290520: la politica chiede aiuto alla Scienza

POLITICA&SCIENZE Nei mesi scorsi virologi, epidemiologi, infettivologi sono diventati protagonisti della ‘narrazione’ della pandemia, spesso stampella di una politica debole, che prima si è nascosta dietro alla Scienza medica per giustificare il lockdown, ora si nasconde dietro la Scienza economica per legittimarne il disinvolto abbandono. Per poterla usare il potere deve trasformare la scienza in feticcio e il tortuoso processo collettivo di formulazione di ipotesi e di verifica sperimentale in Scienza delle verità assolute fluttuante al di sopra della società e delle sue contraddizioni. Demistificare quest’idea farlocca della scienza è un fatto politico. Il New York Times qualche giorno fa ha chiesto ad alcuni storici quando finisce un’epidemia e ne è emerso ci sono due risposte, una scientifica e una sociale. Un medico e attivista americano, che il COVID-19 lo combatte in un pronto soccorso di Los Angeles, racconta come gli interessi economici tendono a prevalere sul rigore dei test clinici. Con Maria Pia Donato, storica della medicina e direttrice di ricerca del CNRS francese, proviamo a fare una sintesi. Morale? Per evitare i tranelli del feticismo pseudoscientifico bisogna innanzitutto comprendere la grammatica delle scienze e una seria divulgazione scientifica aiuterebbe.

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Newsletter260520: la fase 2 di Boris

GRAN BRETAGNA La scorsa settimana ci eravamo occupati della Francia, in questa newsletter una ricostruzione della pandemia in Gran Bretagna, dell’atteggiamento del governo di Boris Johnson, del Partito Laburista e dei sindacati, della situazione della sanità britannica dopo 10 anni di tagli e dei possibili scenari futuri. E anche in questo caso l’impressione è che, aldilà delle naturali specificità nazionali, lo schema che si ripete nella sostanza sia sempre lo stesso. SINISTRE Il primo maggio Il Manifesto pubblica un appello intitolato ‘Basta con gli agguati’ al Conte bis, sottoscritto da alcune decine di docenti universitari, giuristi, intellettuali, che tira le orecchie a chi critica il Governo. La scorsa settimana Conte risponde indirettamente aprendo il dialogo con Salvini in un’intervista a Il Foglio. Insomma, mentre la pandemia e la crisi economica che ne deriva si abbattono in primo luogo sui lavoratori, gli intellettuali di sinistra si ergono a difensori di Conte. In risposta una ‘Lettera alla sinistra che difende Conte (invece dei lavoratori)’.

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Newsletter220520: la fase 2 di Macron

FRANCIA Anche in Francia prende le mosse la fase 2 e il copione sembra lo stesso andato in scena in Italia. Un articolo di Henri Wilno ripercorre tutti gli atti della tragedia (se non ci fossero i morti sarebbe più una farsa) di cui Macron e il governo sono stati protagonisti: un mix di cinismo, sciatteria e menzogne che stiamo vedendo ripetersi di paese in paese, a dimostrazione che il problema non è tanto chi governa quanto piuttosto il sistema economico di cui i governi sono espressione a prescindere dal colore politico. Nella seconda parte della newsletter la nostra redazione approfondisce un tema che Wilno accenna soltanto, quello dei lavoratori elogiati come ‘eroi’ ma lasciati a combattere contro il virus senza i mezzi necessari. Questa volta ci occupiamo in particolare dei lavoratori dell’igiene ambientale.

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Newsletter290520: Mediobanca: crisi? Non per tutti…

ECONOMIA Le imprese colpite dalla crisi del coronavirus, è un ritornello riproposto quotidianamente a reti unificate. Ma il rapporto pubblicato la settimana scorsa da Mediobanca presenta una realtà un po’ più complessa: tantissime aziende, è vero, sono state colpite brutalmente dalla pandemia, ma non tutte allo stesso modo, anzi alcune hanno visto i propri fatturati esplodere e alla fine dell’anno metteranno a bilancio crescite a doppia cifra. SINDACATO Ci sono anche imprese che la crisi stanno facendo di tutto per farla pagare ai lavoratori e alle casse degli Stati. Tra queste ArcelorMittal, il colosso della siderurgia, che nei comunicati stampa snocciola cifre positive, ma poi sembra fare un uso sapiente di crisi piccole e grandi, dalle beghe interne ai governi italiani alla pandemia, per riorganizzarsi, esercitare pressioni, ridurre i costi. Una tattica che non può essere colta osservando i fatti nei limiti angusti dei confini nazionali. Ne parliamo con Bruno Manganaro, segretario generale della FIOM CGIL di Genova, dove nei giorni scorsi si è scioperato contro una nuova ondata di cassa integrazione, e con Jean-Luc Ruffin, esponente della CGT nello stabilimento francese di Fos-sur-Mer e membro del Comitato Europeo Aziendale di ArcelorMIttal.

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Newsletter150520: Amazon, sfruttamento due punto zero

LAVORO Da New York a Passo Corese per Amazon il coronavirus rappresenta un ghiotto business. Da quando il COVID-19 ha colpito il mondo Jeff Bezos e la sua ex moglie hanno visto aumentare la propria ricchezza di azionisti di quasi 32 miliardi, il 60% dei fondi annunciati mercoledì da Conte per aiutare le famiglie e i comuni italiani. Una valanga di dollari prodotta dal lavoro di quasi un milione di dipendenti nel mondo, anche rischiando la vita. Chris Smalls, lavoratore del centro di smistamento di Staten Island a New York, licenziato da Amazon a fine marzo dopo aver organizzato uno sciopero e chiesto misure di prevenzione e trasparenza sul numero dei dipendenti ammalati, ci racconta che per lavorare in Amazon ‘devi essere preparato mentalmente e fisicamente, sennò non duri’ e spiega perché oggi si batte per organizzare i suoi colleghi. Mentre Massimo Pedretti, della FILT CGIL del Lazio, ci racconta come il sindacato è riuscito a entrare nell’hub di Passo Corese, vicino a Roma, uno dei più grandi in Italia e a ottenere da Amazon di modificare l’organizzazione del lavoro per tutelare la salute dei dipendenti. Alle vecchia maniera, scioperando. L’azienda più moderna e innovativa del mondo è anche l’esempio più calzante di come sfruttamento del lavoro e scioperi non siano gingilli novecenteschi per nostalgici della lotta di classe, ma una realtà quotidiana.

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Newsletter120520: Capitalismo morente? Lo dicono i capitalisti

ECONOMIA POLITICA Due interessanti riflessioni pubblicate da due autorevoli siti economici italiani cercano di fare il punto sull’attuale crisi inquadrandola nel più generale stallo di un capitalismo in cui solo i grandi gruppi monopolistici riescono a preservare remunerazione del rischio e redditività degli investimenti. I due autori propongono all’establishment una strategia di uscita dalla crisi dall’alto per prevenire la reazione dal basso. Sul versante dei lavoratori, invece, finora la strategia latita. MOVIMENTI La pandemia ha colpito l’America Latina proprio nel momento in cui era attraversata da ampie mobilitazioni popolari contro il carovita e le pesanti limitazioni ai diritti imposte anche da regimi considerati progressisti. Con quali conseguenze? LAVORO A New York oltre settanta lavoratori del trasporto pubblico sono stati uccisi dalla pandemia ma anche dalle scelte delle proprie aziende, che si sono rifiutate di applicare gli stessi protocolli elaborato dopo le epidemie di SARS e aviaria. Con pesanti responsabilità anche del sindacato.

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Newsletter080520: Gig worker americani in agitazione

LAVORO Il primo maggio lavoratori di Amazon, Instacart, Whole Foods, Walmart, Target e FedEx hanno lanciato un segnale a quel pezzo di economia americana che sta traendo maggiore profitto dalla pandemia: hanno scioperato e chiesto maggiori protezioni rispetto al contagio e più in generale salari e condizioni di lavoro più dignitose. Protagonisti di questa ma anche di precedenti mobilitazioni nella web economy, nella logistica e nella grande distribuzione sono stati gruppi di lavoratori indipendenti dai sindacati tradizionali, un fenomeno sempre più diffuso negli USA, ma che potrebbe prendere piede anche in Europa se le grandi confederazioni non intervengono con decisione in questo ambito. CINEMA Planet of the Humans, il documentario di Jeff Gibbs prodotto da Michael Moore e visibile fino al 21 aprile su Youtube, ha sollevato indignate proteste da parte di gran parte della sinistra e degli ecologisti americani e addirittura la richiesta di ritirarlo. La colpa? Aver denunciato i paradossi della green economy.

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Newsletter050520: Cina, dietro il COVID un welfare in crisi

ECONOMIA POLITICA Un lungo saggio di un marxista cinese analizza l’evoluzione del sistema delle assicurazioni sociali in Cina e in particolare del sistema pensionistico nella ventennale  transizione verso la definitiva instaurazione di un’economia di mercato. E’ un testo estremamente interessante perché aiuta a cogliere le contraddizioni del sistema di assistenza sociale (sanità inclusa) che ha fatto da sfondo allo scoppio dell’epidemia di coronavirus a fine 2019. L’Hubei, la provincia di cui Wuhan è la capitale, viene citata come una delle provincie con un saldo previdenziale negativo. Ma  anche una risposta a chi si ostina a considerare la Cina un’organizzazione socio-economica di tipo non capitalistico. A questo proposito colpisce scoprire che il dibattito sulle pensioni in Cina veda imporsi, pur in un contesto differente, la stessa propaganda dei lavoratori anziani che pesano sulle spalle dei più giovani a cui siamo abituati in Europa. Uno sguardo sui meccanismi di funzionamento di una società la cui evoluzione condizionerà il mondo, ma di cui poco o nulla si conosce.

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