AFRICA Nel giro di poche settimane la regione subsahariana ha è stata teatro di tre eventi che riflettono il mutamento dei rapporti di forza tra imperialismi nel continente africano: il colpo di Stato in Niger, quello in Gabon e l’annuncio che a gennaio l’Etiopia, tradizionalmente parte della sfera di influenza italiana (la Meloni c’è stata ad aprile), entrerà nei Brics insieme all’Egitto. Di fronte a questi fatti l’ipocrita unanimismo di facciata della “comunità internazionale” si squaglia come neve al sole: la Francia reagisce in modo più aggressivo, perché è la principale sconfitta; Italia e Germania, questa volta con l’appoggio americano, frenano le tentazioni francesi di intervenire con la forza; Russia, Cina, Turchia mettono in campo la loro solidarietà pelosa con le popolazioni africane, tentando di sfruttare la situazione per espandere la loro influenza sulle classi dominanti di un continente strategico. La vera incognita è se i lavoratori e le masse oppresse dei paesi coinvolti in questa gara tra potenze proveranno a giocare un ruolo indipendente o si lasceranno arruolare da chi tenta di sfruttare la loro legittima rabbia a proprio esclusivo beneficio. Il nostro modo per aiutarli è, innanzitutto, denunciare il ruolo dell’imperialismo italiano, che oggi in Africa perora l’azione diplomatica soltanto perché una guerra non gli conviene.