PRIMO PIANO Fassina: ‘Privatizzare ATAC aggraverebbe problemi’

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A Stefano Fassina abbiamo chiesto di spiegarci perché si è schierato contro la privatizzazione e come pensa che vadano affrontati i problemi dell’ATAC. Fassina nei giorni scorsi ha chiesto alla sindaca Raggi la convocazione di un consiglio comunale tematico proprio sul dossier ATAC (comunicato)

Stefano, puoi spiegarci perché avete fondato ATAC Bene Comune e quali sono le ragioni di questa battaglia?

Le condizioni del trasporto pubblico locale (TPL) a Roma, ma anche nella Regione e nell’area metropolitana sono insostenibili e vanno radicalmente migliorate. Il trasporto pubblico locale va gestito da aziende pubbliche, non per ragioni ideologiche, ma per solide ragioni economiche. Infatti, affidarlo ai privati comporta aumenti delle tariffe, minori investimenti, peggioramento del servizio e delle condizioni di lavoro. A Roma, il 20% del TPL è già in gestione privata con risultati disastrosi. ATAC, la municipalizzata dei trasporti di Roma, è in gravi difficoltà principalmente per ragioni strutturali di sistema, non soltanto per mala gestione. Il referendum radicale punta a cavalcare il sacrosanto malcontento dei cittadini, ma la soluzione proposta aggraverebbe i problemi. E’proprio partendo da questa considerazione che siamo contrari alla liberalizzazione/privatizzazione del TPL e al contestuale fallimento di ATAC con relativi debiti scaricati sui cittadini. Il nostro NO è finalizzato a risolvere i problemi strutturali del TPL. Abbiamo costituito Atac Bene Comune e, insieme agli altri comitati costituiti e in via di costituzione, facciamo una battaglia per la riorganizzazione del TPL, non per conservare lo status quo. Prevediamo iniziative comuni già per il mese di maggio.

La giunta Raggi si è sempre detta contraria alla privatizzazione, ma non sembra in grado di risolvere i problemi di ATAC. Molti lavoratori che l’hanno votata ci hanno detto che cominciano a essere stufi. Cosa ne pensi?

La Sindaca Raggi si è espressa a favore della gestione pubblica e comunale del TPL e in Assemblea Capitolina la maggioranza M55 ha approvato una mozione per sostenere la proposta di concordato preventivo presentata dagli amministratori di ATAC al Tribunale fallimentare. Sul concordato preventivo, però, il Tribunale ha rilevato lacune e criticità molto gravi, che mettono l’azienda a serio rischio fallimento. Noi abbiamo chiesto da giorni al Presidente dell’Assemblea Capitolina, De Vito, di convocare al più presto un Consiglio Comunale straordinario per conoscere e discutere le risposte di ATAC e della Giunta ai rilievi ricevuti. E’ evidente che la battaglia referendaria ha una spada di Damocle sulla testa: il giudizio del Tribunale. Se dovesse rivelarsi negativo, ATAC sarà fallita, con risultati disastrosi, per la città, per gli utenti e per le lavoratrici e i lavoratori già coinvolti nella proposta di risanamento con rilevanti sacrifici. Il management, per Statuto di Roma Capitale, non risponde soltanto a chi governa pro tempore, ma anche all’Assemblea Capitolina. I romani devono sapere quali risposte l’Amministrazione e l’azienda intendono dare alla lunga e angosciante lista di rilievi scritta dal Tribunale. Tutti, maggioranza e minoranze, vogliamo contribuire alla salvezza e al rilancio di ATAC.

Aldilà del mantenimento di ATAC in mano pubblica, come è possibile secondo te risanare l’azienda senza penalizzare i lavoratori e i romani, in particolare quelle fasce sociali che hanno bisogno del servizio pubblico?

Occorre un ‘patto per la mobilità’ tra Governo, Regione e Campidoglio intorno ad alcune proposte: il governo deve incrementare e ridefinire la ripartizione del Fondo Nazionale Trasporti, deve finanziare investimenti su metroferro almeno per 300 milioni di euro l’anno per 10 anni, cofinanziare l’acquisto di autobus e treni e stanziare fondi per la manutenzione straordinaria delle linee A e B della metro. La Regione deve ripristinare il finanziamento di almeno 300 milioni annui per il trasporto romano e cofinanziare l’acquisto di treni e bus, oltre a riqualificare le ferrovie in concessione (Roma-Lido, Roma-Viterbo, Roma-Giardinetti). Il Campidoglio deve prevedere l’ampliamento della rete metropolitana (il prolungamento della Metro B da Rebibbia a Casal Monastero e da Jonio a Bufalotta; il prolungamento della Metro A da Battistini a Torrevecchia e da Anagnina a Romanina e il completamento della Metro C), l’aumento delle corsie preferenziali, il miglioramento dei percorsi (strade senza buche, pensiline, tabelle elettroniche per informazioni agli utenti). Insomma concorrere tutti all’efficienza di un servizio pubblico degno di una capitale europea.

Alcune città europee stanno sperimentando il trasporto pubblico gratuito con risultati positivi, cosa ne pensi?

E’ sicuramente un esperimento positivo e un obiettivo da raggiungere per noi, per questo l’ATAC va completamente riorganizzata, ma deve rimanere saldamente in mano pubblica.

In Francia è partito un braccio di ferro tra il Governo e i lavoratori che riguarda proprio l’idea di servizio pubblico. In un’altra intervista che pubblichiamo oggi su PuntoCritico Jean-Marc Salmon lo paragona allo scontro tra la Thatcher e i minatori negli anni ‘80. Secondo te in questa vicenda si riflette un un disegno politico più generale che va oltre ATAC?

Il risultato elettorale in Germania, con l’evidente spostamento a destra del Paese, insieme alla Brexit e alla vittoria di Trump, così come l’affermazione della Lega alle elezioni nazionali sono il frutto della svalutazione del lavoro e del restringimento dei diritti dovuti alle politiche neoliberiste. Chi di queste politiche ne ha pagato e ne paga il prezzo più alto imputa alle sinistre storiche una pesante responsabilità. La subalternità della sinistra al dogma neoliberista e le terze vie hanno portato ampie fette di popolo, gli interessi economici e sociali in maggiore sofferenza, ad affidarsi a rappresentanze pericolose e regressive. Nei paesi epicentro dell’offensiva neoliberista partita all’inizio degli anni ‘80, USA e Gran Bretagna, la svalutazione del lavoro, l’impoverimento delle classi medie e l’innalzamento delle disuguaglianze ha determinato una rivolta di segno protezionista che la sinistra blairiana e cosmopolita non è stata in grado di capire, non solo di cogliere. Ha un senso oggi ricostruire la sinistra se si ridefinisce e rivitalizza l’intervento pubblico nell’economia e la funzione dello Stato nazionale, se si riunifica il frammentato mondo del lavoro, se si torna a lottare per un salario giusto e per una dignità della persona nel mondo del lavoro. Macron rappresenta il liberismo, la politica contro i diritti dei lavoratori, è il prodotto di questo pensiero, ampiamente condiviso dal governo Renzi-Gentiloni, così evidentemente sconfitti dal risultato elettorale. Il referendum dei radicali su ATAC è una piccolissima tessera di queste politiche, di cui loro sono da sempre tra i portatori più spinti.

Quali sono le prossime iniziative di ABC?

Una battaglia referendaria non può che prevedere presidi territoriali diffusi, divulgare le ragioni del no in modo capillare. Oltre a una iniziativa pubblica cittadina che abbiamo previsto per l’inizio di maggio, saremo presenti in tutti i quartieri con gazebo e banchetti. Sarà dura, per l’ovvia sofferenza dei cittadini, data l’attuale qualità del servizio, ma noi ci saremo.

L’intervista è un’anticipazione della newsletter del 13 aprile. Se vuoi accedere alla newsletter integrale e all’archivio completo clicca qui.

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