PRIMOPIANO R. Lajolo: ‘I riders vogliono un tavolo di trattativa’

Il tribunale di Torino la settimana scorsa ha respinto l’azione legale di sei ex riders di Foodora, la piattaforma per la consegna di cibo a domicilio, che avevano impugnato il licenziamento e chiesto il riconoscimento dello status di dipendenti. Il giudice ha respinto la richiesta con una sentenza di cui si attende che vengano depositate le motivazioni (Corriere120418, LaStampa110418). I legali dei sei riders hanno annunciato che presenteranno ricorso. Foodora, una delle maggiori piattaforme di food deliverance, opera in una decina di paesi. In Italia è arrivata qualche anno fa, spartendo da Milano e da Torino, a cui in seguito si sono aggiunte Roma, Bologna, Firenze e Verona. Nel 2016 l’azienda salì all’onore delle cronache dopo che i riders torinesi avevano bloccato il servizio per protestare contro l’introduzione del cottimo al posto della retribuzione oraria.  Domenica a Bologna più di 100 riders da tutta Italia si sono riuniti per fare il punto della situazione e decidere come portare avanti le proprie ragioni dopo la sentenza negativa di Torino (Manifesto170418, FattoQuotidiano160418). Il giorno dopo una trentina di lavoratori hanno occupato la sede milanese di Deliveroo e sono stati respinti dagli addetti alla sicurezza (video sulla pagina FB di DeliveranceProject). Dopo le prime lotte nel 2016 i riders si sono organizzati su base cittadina –  nuclei più forti sono a Torino, Milano e Bologna – cercando al contempo di coordinarsi a livello nazionale. Per informazioni sulle loro attività si possono consultare le pagine FB DeliveranceProject (Torino), DeliveranceMilano e UnionRiders Bologna. Per chiedere una valutazione delle ultime vicende e qualche anticipazione sulle prossime scadenze abbiamo intervistato Ricardo Lajolo, rider torinese di Foodora che ha preso parte all’incontro a Bologna ed è stato uno dei primi organizzatori del movimento dei lavoratori in questo settore.

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Newsletter200418: FMI, altro che ripresa economica…

ECONOMIA La pubblicazione dell’ultimo World Economic Outlook a cura degli economisti del Fondo Monetario Internazionale in Italia è stata occasione semplicemente per osservare che la nostra economia non è poi messa così male, ma che rimaniamo comunque il fanalino di coda tra i paesi dell’Unione Europea. In realtà un documento così importante meriterebbe una lettura più attenta. Se ne ricaverebbero alcune informazioni interessanti e soprattutto una argomentata smentita dell’ottimismo dei nostri politici in materia economica. L’idea che siamo quasi fuori dal tunnel e che nei prossimi anni raccoglieremo i frutti dei sacrifici fatti ultimamente è smentita dagli analisti del FMI, che prevedono, al contrario, un rallentamento della crescita globale, la possibilità di nuovi shock finanziari e una nuova ondata di misure di deregulation e compressione dei redditi da lavoro. PRECARI Secondo il FMI l’economia dei ‘lavoretti’ è destinata a crescere, anche a causa delle progressiva deindustrializzazione delle economie avanzate. Proprio su questo fronte nei giorni scorsi in Italia si sono registrate alcune novità. La settimana scorsa il Tribunale di Torino ha respinto il ricorso di sei lavoratori di Foodora contro il licenziamento; domenica a Bologna più di cento lavoratori del settore si sono riuniti e il giorno dopo una trentina ha occupato la sede milanese di Deliveroo. Per fare il punto della situazione abbiamo intervistato Ricardo Lajolo, fattorino di Foodora e tra i primi organizzatori dei riders italiani. SINDACATO L’intervista con Lajolo solleva alcuni problemi di strategia fisiologici per un settore in cui è da pochissimo che i lavoratori hanno iniziato a organizzarsi. Ma le necessità di fare un bilancio delle lotte per affinare la propria strategia tocca anche settori con una lunga tradizione alle spalle. E’ il caso dei lavoratori della scuola americana, che da mesi stanno dando vita a una straordinaria mobilitazione. Il sito Jacobin questa settimana ospita un interessante confronto tra due esponenti del movimento sindacale americano, che provano a fare un bilancio e a trarre alcune lezioni dagli scioperi dei mesi scorsi. Un tipo di dibattito di cui qui d noi si sente la mancanza.

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Newsletter170418: E se Macron fallisse?

INTERNAZIONALE L’ultimo numero di Limes, la rivista di geopolitica diretta da Lucio Caracciolo, ci fornisce un’immagine della Francia di Macron priva di quell’alone agiografico con cui la politica italiana è solita porsi nei confronti di qualunque fenomeno a cui pensa di potersi ispirare per uscire dalla propria crisi. Le aspirazioni regali di Macron alla riconquista della ‘grandezza perduta’ vengono ridimensionate e le sue contraddizioni messe in rilievo in tutta la loro portata. ITALIA Limes sottolinea anche le possibili influenze della politica francese sull’Italia. Un nuovo governo a trazione leghista o pentastellata potrebbe decidere di non confermare la missione italiana in Niger decisa a gennaio (col voto contrario del M5S), così come per il ‘lepenista’ Salvini la conferma del ‘Trattato del Quirinale’, messo in cantiere lo scorso autunno da Macron e Gentiloni, potrebbe essere un boccone troppo indigesto. Anche un articolo del britannico International Institute for Strategic Studies, tratto dall’edizione 2018 dell’IISS Military Balance+, si interroga sugli sviluppi della politica estera italiana nei prossimi mesi. Il nuovo governo italiano infatti non sarà chiamato a occuparsi solo di fisco o di reddito di cittadinanza. C’è anche la politica internazionale, soprattutto dopo le recenti tensioni in Siria. SINDACATO Sabato a Genova all’incontro internazionale organizzato dal coordinamento dei consigli di fabbrica europei della siderurgia rappresentanti sindacali italiani, francesi, tedeschi e belgi del settore hanno analizzato i possibili effetti della ristrutturazione della produzione europea, con migliaia di esuberi in arrivo nei prossimi mesi e lanciato un segnare chiaro e forte al sindacato europeo e mondiale: i lavoratori europei della siderurgia vogliono scioperare insieme per difendere stipendi e posti di lavoro, ma anche per non farsi arruolare e dividere dalle iniziative protezioniste in atto, non solo da parte degli USA, nel mercato dell’acciaio. IN BREVE Il Corriere pubblica un’interessante e ampia intervista ad Arturo Schwarz, poliedrico scrittore, artista, editore e collezionista, militante politico marxista, che riepiloga una vita avventurosa e densa di contatti con personaggi come Lev Trotsky e André Breton. Al Cinema è ‘Karl Marx mania’? ‘Il giovane Karl Marx’ è un piccolo successo. Partito in sordina, raddoppiano le copie in circolazione per rispondere alla richieste delle sale.

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Newsletter130418: Siria, nuova guerra fredda?

POLITICA Le roboanti dichiarazioni di Trump contro la Russia e le minacce di un intervento contro Assad dopo il presunto attacco chimico ai danni di civili in Siria sono da prendere sul serio o sono una delle solite sparate a cui il presidente degli Stati Uniti ci ha ormai abituato? Secondo la maggior parte degli analisti in realtà né USA né Russia, aldilà degli accenti propagandistici utilizzati nei giorni scorsi, hanno intenzione di dare vita a una vera e propria escalation in Siria Allo stesso tempo però qualunque iniziativa militare – e qualcosa Trump dovrà pur fare – può generare effetti che vanno aldilà delle intenzioni dei protagonisti. In Siria poi al fianco di Assad non c’è solo l’esercito russo ma anche le milizie iraniane, di cui è più difficile prevedere e gestire eventuali reazioni. TRASPORTI A Roma i radicali di Emma Bonino lanciano un’offensiva tutta politica contro il trasporto pubblico locale. Nel mirino l’ATAC che i radicali vorrebbero privatizzare, ma anche il trasporto non di linea, che i radicali vorrebbero comunque affidare al mercato (leggi UBER). Il 3 giugno si svolgerà il referendum consultivo che il comitato Mobilitiamo Roma ha imposto alla sindaca Raggi raccogliendo 33mila firme. Un’operazione che va oltre i confini della Capitale e guarda al panorama politico nazionale. Dopo il risultato insoddisfacente di +Europa Emma Bonino gioca la carta dell’assalto ai servizi pubblici per accreditarsi come la più autorevole voce del ‘macronismo italiano’ scavalcando anche un PD in crisi di identità. Ne parliamo con Stefano Fassina, promotore del comitato per il NO ‘ATAC Bene Comune’. SCIOPERI FRANCESI Mentre la mobilitazione sindacale a difesa dei servizi pubblici prosegue, abbiamo intervistato Jean-Marc Salmon, uno dei trenta intellettuali che hanno lanciato la cassa di resistenza a favore dei ferrovieri in sciopero, e pubblichiamo anche un’intervista, tratta dal sito americano Jacobins, a Bruno Ponchet, ferroviere e sindacalista di Sud Rail. I due ci aiutano a capire più in profondità il clima in cui è scoppiato questo scontro tra Macron e i lavoratori francesi. Nella nuova sezione IN BREVE oggi lo sciopero alla GTT di Torino e la lettera di solidarietà inviata da sei delegati sindacali genovesi dell’igiene ambientale alla CGT di Marsiglia a sostegno degli scioperi dei colleghi francesi.

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PRIMO PIANO Fassina: ‘Privatizzare ATAC aggraverebbe problemi’

A Stefano Fassina abbiamo chiesto di spiegarci perché si è schierato contro la privatizzazione e come pensa che vadano affrontati i problemi dell’ATAC. Fassina nei giorni scorsi ha chiesto alla sindaca Raggi la convocazione di un consiglio comunale tematico proprio sul dossier ATAC (comunicato)

Stefano, puoi spiegarci perché avete fondato ATAC Bene Comune e quali sono le ragioni di questa battaglia?

Le condizioni del trasporto pubblico locale (TPL) a Roma, ma anche nella Regione e nell’area metropolitana sono insostenibili e vanno radicalmente migliorate. Il trasporto pubblico locale va gestito da aziende pubbliche, non per ragioni ideologiche, ma per solide ragioni economiche. Infatti, affidarlo ai privati comporta aumenti delle tariffe, minori investimenti, peggioramento del servizio e delle condizioni di lavoro. A Roma, il 20% del TPL è già in gestione privata con risultati disastrosi. ATAC, la municipalizzata dei trasporti di Roma, è in gravi difficoltà principalmente per ragioni strutturali di sistema, non soltanto per mala gestione. Il referendum radicale punta a cavalcare il sacrosanto malcontento dei cittadini, ma la soluzione proposta aggraverebbe i problemi. E’proprio partendo da questa considerazione che siamo contrari alla liberalizzazione/privatizzazione del TPL e al contestuale fallimento di ATAC con relativi debiti scaricati sui cittadini. Il nostro NO è finalizzato a risolvere i problemi strutturali del TPL. Abbiamo costituito Atac Bene Comune e, insieme agli altri comitati costituiti e in via di costituzione, facciamo una battaglia per la riorganizzazione del TPL, non per conservare lo status quo. Prevediamo iniziative comuni già per il mese di maggio.

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Newsletter100418: Lula, una vittima?

BRASILE In Italia un fronte ampio e trasversale scende in campo e in alcuni casi in piazza a sostegno dell’ex presidente del Brasile Lula, da pochi giorni in carcere per le note vicende di corruzione di cui è stato accusato nella Mani Pulite brasiliana. Le accuse su cui si basa la magistratura destano dubbi e l’accanimento nei confronti di Lula è evidente. Ciò non rimuove il fatto che gli anni di Lula e del PT siano stati notoriamente caratterizzati da una corruzione dilagante. Lula ha dovuto ammettere che i voti alle sue leggi venivano comprati pagando lauti mensili a parlamentari di ogni colore politico. Ma più del giudizio penale pesa il giudizio politico su una stagione che ha segnato non solo il Brasile ma l’intera America Latina e che sembra chiudersi per via giudiziaria. SOCIETA’ Mentre pare che dilaghino i partiti post-ideologici e il superamento di vecchie categorie sia all’ordine del giorno, le ricerche dei sociologi riesumano la società divisa in classi e persino la lotta di classe. Le contraddizioni che si apriranno nei prossimi mesi nella situazione politica italiana potrebbero essere l’occasione per ritornare su giudizi affrettati e ragionare in termini più scientifici sull’evoluzione di politica e società. PALESTINA Il massacro di civili inermi ai confini di Gaza segna un probabile cambio di strategia di Hamas, ma anche un’impreparazione del governo di Israele a rispondere fuori da uno schema basato sulla pura forza. Se questo aprirà contraddizioni nella società israeliana è da vedersi, ma qualche segnale in tal senso comincia ad affiorare.

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PRIMO PIANO Anche gli spazzini francesi in sciopero

In Francia a scioperare non sono solamente i ferrovieri. La CGT  dei trasporti e dei servizi pubblici infatti ha convocato uno sciopero a oltranza, anche questo a partire dal 3 aprile, degli spazzini francesi e nell’intero comparto dei rifiuti. I lavoratori rivendicano il riconoscimento del loro lavoro come insalubre e usurante. ‘Abbiamo un’aspettativa di vita tra le più brevi ‘ – osservano nei volantini di convocazione dello sciopero. Per questo gli spazzini francesi chiedono la possibilità di andare in pensione cinque anni prima, con un assegno pari all’ultima retribuzione, anticipo che dovrebbe salire a dieci anni (contro i cinque già previsti attualmente) per chi svolge le mansioni più usuranti (addetti alla raccolta e allo smistamento ecc.). La richiesta equivale a un bonus rispettivamente di venti e quaranta mesi ogni cinque anni di lavoro. I lavoratori della filiera dei rifiuti chiedono inoltre una riduzione dell’orario di lavoro a 28 ore settimanali per la squadre diurne e a 24 e mezza per quelle notturne, un taglio che equivale rispettivamente al 20% e al 30% dell’attuale orario. Chiedono infine la creazione di un servizio pubblico unificato per tutti i lavoratori della filiera dei rifiuti, con uno stipendio iniziale di 1800 euro per arrivare al doppio a fine carriera ‘Perché- spiegano – svolgiamo un lavoro di interesse pubblico’. Una piattaforma che dà da pensare, considerato che in Italia l’ultimo rinnovo contrattuale dell’igiene urbana ha aumentato l’orario di lavoro settimanale da 36 a 38 ore a parità di retribuzione e introdotto un nuovo livello retributivo inferiore al primo, per citare solo alcuni degli aspetti più controversi.

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Newsletter060418: In Siria Macron sfida Erdogan

INTERNAZIONALE A sette anni dall’inizio della guerra civile in Siria si combattono una guerra pubblica e una guerra segreta. Lo confermano le notizie riportate da più fonti, ma non confermate ufficialmente dai diretti interessati, di un’iniziativa congiunta franco-americana per fermare l’offensiva turca contro le città della Siria settentrionale controllate da milizie curde (YPG) e arabe. Un’iniziativa che conferma ancora una volta una crescente tendenza di Parigi a porsi come potenza geopolitica europea, ma dotata di una sua ‘autonomia strategica’ e che, del resto, si riflette nei numeri della recente Legge di programmazione militare 2019-2025, con una previsione di crescita costante della spesa militare nei prossimi anni. SINDACATO C’è da pensare che sui tagli ai servizi pubblici contro cui stanno scioperando i lavoratori francesi ci sia anche l’esigenza di reperire risorse per le ambizioni militari di Macron e dei settori dominanti della società francese che lo sostengono. Anche i lavoratori dell’intero comparto dei rifiuti scendono in campo e denunciano una vera e propria ‘dichiarazione di guerra’ dell’esecutivo nei loro confronti, dopo che alcuni impianti occupati dagli scioperanti hanno assistito all’arrivo di reparti della polizia in tenuta antisommossa. ECONOMIA Mentre la risposta cinese all’ultima ondata di dazi imposti da Trump non si fa attendere, alcuni economisti sottolineano che il mito di una Cina lanciata in un’inarrestabile cavalcata verso la supremazia economica nel mondo comincia a incrinarsi alla prova dei fatti. In particolare entra in crisi la tesi secondo cui la forza dei numeri per Pechino sarebbe una bronzea garanzia di successo. Il peso crescente della tecnologia e in particolare dell’intelligenza artificiale in campo economico potrebbe, al  contrario,rendere una popolazione di oltre un miliardo di persone una palla al piede più che un vantaggio. Questa almeno è la tesi di Kenneth Rogoff, docente di economia ad Harvard ed ex capo economista del FMI dal 2001 al 2003.

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Newsletter030418: ferrovieri francesi sulle barricate

SINDACATO Iniziano oggi le 36 giornate di sciopero ‘due giorni su cinque’ che i sindacati dei ferrovieri francesi hanno proclamato contro il progetto di liberalizzazione delle ferrovie annunciato già in campagna elettorale da Macron. Una riforma che liberalizzerebbe il settore colpendo anche il trattamento normativo dei ferrovieri di SNCF. La mobilitazione che inizia oggi incrocerà anche quella dell’Air France e ed è caratterizzata da modalità innovative, frutto di un’intricata interessante discussione tattica all’interno dei sindacati dei ferrovieri francesi. La rassegna stampa che pubblichiamo rappresenta il nostro contributo a una materia che andrebbe approfondito anche all’interno dei sindacati italiani dei trasporti, tenendo conto, ovviamente, delle pesanti differenze normative. Segnaliamo anche il fondo di solidarietà coi ferrovieri francesi in sciopero promosso da una trentina di intellettuali francesi sul sito Leetchi e a cui invitiamo i nostri lettori a contribuire. ITALIA Sempre a proposito la ‘irruzione armata’ di cinque agenti francesi in un centro per migranti a Bardonecchia e gli accenti riservati all’episodio sia dalla politica che dai media, sembrano riflettere l’irritazione di una parte del potere politico-economico italiano nei confronti della grandeur di Macron e dei ripetuti sgarbi degli ultimi mesi nei confronti dell’Italia. Un fuoco che da tempo cova sotto la cenere e a cui i fatti di Bardonecchia sembrano aver semplicemente fornito l’occasione per manifestarsi apertamente. CINA Un’altra notizia che ha riempito le cronache dei giorni di Pasqua è stata la caduta della stazione spaziale cinese Tiangong-1. Un episodio forse sovrastimato, ma che ha avuto il merito di far emergere un tema interessante. La Cina infatti da tempo ha lanciato la sua sfida agli USA anche in ambito aerospaziale, suscitando, già all’epoca dell’amministrazione Obama, un fastidio crescente. CINEMA Nel bicentenario della nascita di Karl Marx il 5 aprile esce nelle sale italiane Il giovane Karl Marx, lungometraggio presentato l’anno scorso al Festival del Cinema di Berlino (il trailer e alcune recensioni).

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Newsletter300318: Egitto: elezioni farsa, cresce lo scontento

ESTERI Dopo la Russia un’altra elezione dal risultato scontato, anche di più, ma nondimeno interessante. In Egitto la vittoria elettorale del presidente uscente al-Sisi non pare in grado di frenare la sua parabola discendente e allo stesso tempo è un evento che tocca gli interessi italiani nella regione, cioè le ambizioni dell’ENI e di riflesso la gestione della Libia contesa tra al Sarraj e il generale Haftar, sostenuto proprio dall’Egitto di al-Sisi. ITALIA Dopo la cocente sconfitta nelle urne le due principali liste a sinistra del PD, Liberi e Uguali e Potere al Popolo, aldilà delle affermazioni di prammatica sulla continuazione delle rispettive esperienze, non sembrano ancora essersi chiarite le idee sul che fare. Quali sono le prospettive? La crisi di LeU e PaP può incrociare il progetto di De Magistris e un’eventuale crisi dei 5 Stelle? LAVORO I dati diffusi recentemente dalla Confederazione Europea dei Sindacati sulla dinamica delle retribuzioni nei paesi UE prima e dopo la recessione pongono un problema che né la flat tax né il reddito di cittadinanza risolverebbero: la costante perdita di potere d’acquisto degli stipendi in Italia, che del resto riflette un analogo fenomeno europeo. E dimostrano che non è un problema di produttività né solo italiano.

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