ECONOMIA&GUERRA In un capitalismo basato sempre più sulla “logisticizzazione” dell’economia, cioè sullo spostamento della produzione alla ricerca di serbatoi di forza-lavoro a basso costo e poco sindacalizzata, fenomeno a cui non si sono sottratte neppure le aziende della difesa, che impatto avrà nei prossimi decenni l’escalation delle tensioni internazionali a cui stiamo assistendo? Un lungo articolo pubblicato un anno fa sul sito militare War on the Rocks affronta la questione e suggerisce che deglobalizzazione e rimodulazione delle catene di fornitura globali (che oggi attraversano i confini di paesi rivali, con tutti i problemi che ne derivano) non riguarderanno soltanto l’industria bellica in senso stretto, ma colpiranno l’intera base industriale dei paesi NATO. E i lavoratori che operano nella manifattura e lungo i tracciati dei corridoi commerciali su cui viaggiano le materie prime che essi utilizzano o trasportano e i prodotti del loro lavoro. Dal punto di vista politico e sindacale una strategia internazionalista diventa ogni giorno sempre più irrinunciabile e urgente. Nota a margine: l’articolo definisce la guerra in Ucraina una “guerra per procura tra grandi potenze”.
catene di fornitura
Newsletter250220: il problema è il virus o il paziente?
SOCIETA’ L’insegnamento più interessante che possiamo trarre dal coronavirus è che viviamo in un sistema economico e in società vulnerabili, costruite su equilibri instabili, in cui – per usare la famosa metafora – basta il battito d’ali di una farfalla per innescare una reazione a catena dalle conseguenze imprevedibili. Una fragilità a cui contribuiscono fattori soggettivi: un circo mediatico alla spasmodica ricerca del titolo strappa-clic e degli indici di ascolto e una politica screditata in cerca di occasioni per riabilitarsi (e spostare l’attenzione dalle questioni che contano). Ma anche e soprattutto fattori oggettivi: un capitalismo globale fondato sul just-in-time e la moltiplicazione dei centri di potere, con apparati statali depauperati dai tagli alla spesa e un baricentro produttivo spostato sempre più a est, in cui la linfa vitale delle merci e delle materie prime scorre lungo catene di fornitura spesso difficili da proteggere, tanto più in un contesto di crescente instabilità politica e sociale, che rendono il mondo un mosaico sempre più complesso. Così come per le vittime di questi giorni c’è da chiedersi: il problema è il virus o il paziente debilitato?
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Newsletter240919: L’incubo greco in un film
CINEMA Quattro anni dopo un film di Costa Gavras presentato a Venezia ci offre l’immagine claustrofobica e impietosa del cinismo del mercato nei confronti di un popolo, ma anche delle illusioni di una sinistra che pensava di rimediare agli effetti di una disfatta sociale con una vittoria elettorale. Con lavoratori, pensionati e giovani greci ridotti a spettatori, le battaglie verbali degli ‘adulti in una stanza’ hanno un solo possibile esito: tragico. ECONOMIA Che impatto avranno l’automazione e, più in generale, l’innovazione tecnologica sul lavoro? Un recente articolo di un economista liberale ammette che su questo tema ‘la teoria economica non possiede risposte chiare’. Ma rivela anche la natura ideologica di quella domanda. GEOPOLITICA Il recente attacco a uno dei maggiori impianti petroliferi sauditi, che per un giorno ha fatto precipitare la produzione mondiale di greggio del 5%, ha messo in luce uno dei punti più vulnerabili del capitalismo globalizzato: le catene di fornitura. Un episodio che ha sollevato timori e una riflessione ‘strategica’ sul problema da parte dei grandi gruppi economici.
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