Newsletter151124: Trump alla prova del deep state

POLITICA In un incontro organizzato dalla Fondazione Di Vittorio il giorno prima del voto americano Jeffrey Sachs, economista, consigliere economico USA di Gorbacev ed Eltsin negli anni ‘90, all’ONU dal 2001, alla domanda: “Che impatto avranno le elezioni sulla politica estera americana?” risponde: “Nessuna, perché negli USA la politica estera la fa il deep state”. Un’affermazione che offre una chiave per ragionare sulla vittoria di Trump e sui futuri scenari della politica internazionale. LAVORO Paris Marx ha pubblicato un interessante articolo su come Amazon sta affossando il servizio postale pubblico in Canada e mettendo pressione su tutti i lavoratori canadesi.

Newsletter131219: Trump e il Deep State alla resa dei conti

POLITICA Mentre la procedura di impeachment avviata dalla speaker democratica alla Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, col deposito dei capi d’accusa contro Trump si avvia verso la fase più delicata, PuntoCritico si concentra su un aspetto della politica americana che in questi quattro anni è emerso con particolare evidenza e potrebbe giocare un ruolo importante anche nelle prossime elezioni. Si tratta dell’intervento degli apparati burocratici dello Stato americano nel campo della politica. I materiali che pubblichiamo oggi contribuiscono a sfatare il mito del presidente americano come ‘uomo più potente della Terra’. Lo è, forse, soltanto nei limiti del mandato che gli viene affidato: quelli di rappresentare gli interessi di classe di chi ha in mano le leve del capitalismo americano. Del resto non è un’esclusiva degli Stati Uniti. Anche quando analizziamo la politica italiana è un aspetto che sarebbe bene non trascurare.

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Newsletter130919: Trump licenzia il ‘sovranista’ Bolton

GEOPOLITICA L’allontanamento del capo dei ‘falchi’ della Casa Bianca, John Bolton, dall’incarico di consigliere di Trump per la sicurezza nazionale riflette uno scontro all’interno dell’amministrazione USA, ma anche il logoramento della potenza americana, che, alla vigilia di una ‘guerra commerciale’ con la Cina, che essa stessa ha innescato, si ritrova con una leadership incapace di esprimere una strategia comune. ECONOMIA Proseguiamo la riflessione sui paradossi del Green New Deal occupandoci del New Deal originale, quello con cui l’America tentò di uscire dalla Grande Depressione degli anni ’30. Molti economisti di sinistra (e ‘sovranisti’) lo considerano un modello da emulare per uscire dall’attuale crisi. Gli ecologisti vogliono renderlo ‘verde’. Ma cosa fu realmente la politica economica americana di quegli anni? E fu davvero il New Deal a salvare l’economia americana?

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Newsletter250619: ALGERIA ‘Aiutateci isolando i fondamentalisti’

Nella lunga intervista che abbiamo fatto a Marieme Helie Lucas, sociologa algerina e intellettuale femminista politicamente attiva già negli anni della lotta di liberazione nazionale, analizziamo il filo che congiunge l’ALGERIA di quel periodo e dei primi anni dell’indipendenza all’attuale situazione politica. Con lei affrontiamo anche il tema di un possibile ritorno del fondamentalismo islamico alla ribalta in quel paese, 30 anni dopo l’ascesa salafita culminata nel sanguinoso conflitto degli anni ’90. Marieme ammonisce la sinistra europea a scegliere bene i propri interlocutori nell’opposizione algerina. Un codismo acritico nei confronti di qualsiasi ‘mobilitazione di popolo’ infatti è speculare a quello adottato da chi invece si accoda ai conflitti di civiltà contro l’Islam. Nella seconda parte della newsletter di oggi lo SCONTRO USA-IRAN, uno scontro in cui emergono contraddizioni e divisioni all’interno della stessa borghesia americana, in parte desiderosa di concentrare le forze contro il vero pericolo – la potenza economica cinese – e in parte incapace di liberarsi dei vecchi coinvolgimenti in Medio Oriente.

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Newsletter240519: la guerra dei telefoni

GEOPOLITICA L’annuncio del ritiro delle licenza per l’utilizzo del sistema operativo Android alla compagnia Huawei da parte di Google, sia pur (temporaneamente) rientrato, riflette lpreoccupazioni di carattere economico, ma anche politico e militare. Gli USA vogliono arginare l’ascesa cinese in campo tecnologico, ma qualunque azione aggressiva in un’economia fortemente interconnessa come la nostra, rischia di suscitare pericolose ritorsioni. AMBIENTE Dopo che Gran Bretagna e Irlanda hanno dichiarato lo stato di emergenza climatica il quotidiano britannico The Guardian ha annunciato che d’ora in poi il linguaggio dei propri giornalisti si adeguerà. Tra gli ambientalisti cresce chi teorizza la necessità di ‘allarmare la gente’ per spingere i governi all’azione. Il millenarismo ambientalista salverà il pianeta? Ma soprattutto: è un bene che nel dibattito politico le sollecitazioni emotive prevalgano su quelle razionali? LAVORO Il giorno dopo la sua nomina alla guida dell’INPS Pasquale Tridico interviene a un convegno organizzato dall’USB a Roma e spiega che il salario minimo è la risposta inevitabile a un sindacato debole e anche un mezzo per stimolare l’innovazione.

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Newsletter301018: L’America dietro Trump

POLITICA A una settimana esatta dalle elezioni americane di medio termine ci prepariamo a una lettura del risultato delle urne che sarà, ancora una volta, filtrata dall’ideologia delle correnti politiche che dominano il bazar mediatico e parlamentare europeo e italiano. Per qualcuno dunque una conferma della crisi del ‘populismo’, dovuta alla sua incapacità di affrontare i problemi, per qualcun altro invece la conferma della sua efficacia e del complotto mondiale teso a oscurarne i successi. Dentro la sinistra americana tuttavia affiora la consapevolezza che Trump non è un ‘barbaro’ asceso al potere approfittando della ‘ignoranza’ del popolo, bensì l’espressione di un settore del capitalismo americano più esposto alla concorrenza, più penalizzato dalle nuove regole sull’ambiente, meno bisognoso di una forza-lavoro cosmopolita. Dunque non solo il frutto della recessione del 2008 e del ‘fallimento’ di Obama nel contrastarne il potenziale sociale distruttivo, ma piuttosto il portato più generale di una ristrutturazione dell’economia mondiale, i cui riflessi non potevano non scaricarsi sul capitalismo americano e sulle sue classi dirigenti.

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