POLITICA A due anni dall’invasione russa dell’Ucraina non solo la carneficina non accenna a terminare, ma la guerra provoca uno strisciante ma profondo adeguamento della società italiana a una nuova fase di conflitti internazionali, che spiega anche alcuni episodi di attualità. La guerra, ad esempio, è il pretesto per irrigidire la disciplina sociale a partire dai giovani. “Il nemico è in casa nostra”, lo conferma persino un lungo reportage di Foreign Policy, secondo cui le armi impiegate dai russi in Ucraina contengono una eccezionale quantità di componenti americane ed europee vendute loro da aziende che lucrano sulla guerra aggirando le sanzioni relativamente modeste. Eppure i giornali non pubblicano liste di proscrizione coi nomi delle aziende, come invece avviene con chi critica la NATO.
Foreign Policy
Newsletter271023: Come cambia la Via della Seta…
GEOPOLITICA I futuri scenari della politica internazionale saranno segnati dal procedere della Via della Seta cinese, un progetto che non è statico, ma negli ultimi anni ha registrato alcune evoluzioni e messe a punto, legate anche al variare del contesto globale. Un articolo su Foreign Policy ne segnala alcune, tra cui un maggiore ricorso al mercato e più attenzione alla transizione energetica, almeno all’estero. POLITICA&CULTURA In una lettera del 1968 al poeta palestinese Issa Naouri Italo Calvino esprime il suo giudizio sulla questione palestinese. Ne riproduciamo il testo, certi che l’informazione italiana se ne guarderà bene, vista l’attuale polarizzazione. STORIA Una settimana fa abbiamo pubblicato un testo di Piero Acquilino sulla guerra d’Algeria, con l’obiettivo di trarne alcune riflessioni sui fatti in Medio Oriente e nell’Africa subsahariana. Oggi ripubblichiamo un altro articolo del 2002 (ma ancora perfettamente attuale, a parte qualche accenno alla politica di allora, peraltro assai simile all’attuale), più focalizzato sul Massacro di Parigi del 17 ottobre 1961. Gli spunti di riflessione sono numerosi, dall’importanza dell’unità tra lavoratori europei e lavoratori immigrati per combattere l’imperialismo di casa nostra alle ragioni dell’ostilità delle ex colonie verso la Francia.
Newsletter030522: I rischi della polveriera ucraina
POLITICA Due articoli tratti dalla stampa americana e israeliana ci forniscono spunti di riflessione interessanti circa i rischi della polveriera ucraina. Foreign Policy analizza i possibili effetti dell’invio massiccio di sistemi d’arma tra i più sofisticati e foreign foghters in un paese da tempo protagonista di traffici d’armi illegali. Mentre Haaretz documenta le dichiarazioni di Zelenski secondo cui l’Ucraina del dopoguerra imiterà Israele e “non sarà assolutamente uno Stato liberale all’europea”. STORIA Un articolo di Amedeo Rossi, prendendo le mosse dalle consuete polemiche alla vigilia delle celebrazioni del 25 aprile, recensisce un recente volume e analizza la storia della Brigata Ebraica e il suo utilizzo propagandistico.
Se vuoi leggere la newsletter integrale clicca QUI.
Newsletter120422: CIBO&ENERGIA La guerra economica mondiale è già iniziata
ECONOMIA DI GUERRA In Italia per ora se ne parla soltanto, ma nel resto del mondo – dall’Africa al Medio Oriente fino all’America Latina – le conseguenze della “guerra economica mondiale” si fanno sentire: penuria di beni di prima necessità e inflazione scatenano rivolte e scioperi. Nello Sri Lanka e in Perù i governi hanno decretato lo stato di emergenza. Foreign Policy avverte: le tensioni sui prezzi dei generi alimentari da sempre si accompagnano a disordini e instabilità politica e stavolta le conseguenze potrebbero essere ben più aspre di quelle delle primavere arabe di un decennio fa. Nel frattempo in Italia, mentre Draghi chiede di scegliere tra Pace ed energia e il ministro Cingolani a proposito degli aumenti tariffari parla di truffe, scopriamo che le prime a speculare sono le imprese pubbliche. Ne parliamo col presidente dei piccoli azionisti di IREN, la multiutility dei comuni di Genova, Torino, Parma e Reggio Emilia.
Se vuoi leggere la newsletter integrale clicca QUI.
Newsletter180621: Chi ha paura di Pedro Castillo?
POLITICA La notizia dell’elezione, pur contestata, di Pedro Castillo alla presidenza del Perù ha sollevato entusiasmi e speranze nelle fasce più povere della popolazione peruviana e nella sinistra internazionale. Perciò è singolare che nei giorni scorsi Foreign Policy abbia pubblicato un’analisi in cui invita i mercati a non preoccuparsi eccessivamente, sottolineando che in realtà l’ascesa di Castillo potrebbe essere un argine alla crescita di una sinistra più radicale e, stavolta, davvero pericolosa. LAVORO Negli USA lo scontro tra Amazon e i lavoratori organizzati da Amazonians United sul nuovo sistema di turnazione Megacycle segna un punto a favore dei lavoratori e ci riserva un insegnamento: la chiusura del magazzino in cui AU è nata e si è sviluppata, col chiaro interno di depotenziare la sua azione, pare aver sortito l’effetto opposto. SEGNALAZIONI Mentre in Italia si discute del Ponte sullo Stretto il primo computer quantistico IBM fuori dal territorio degli USA arriva in Germania ed è a disposizione di studiosi e centri di ricerca tedeschi, mentre è francese il primo modello prodotto in Europa.
Se vuoi leggere la newsletter integrale clicca QUI.
Newsletter030720: urbanistica e classi sociali dopo il Covid
POLITICA&SOCIETA’ Dopo decenni di urbanizzazione e gentrificazione la pandemia potrebbe indurre una parte della popolazione mondiale ad allontanarsi dalle aree urbane e dai centri cittadini? Oppure i processi di concentrazione demografica andranno avanti, ma coniugati con un nuovo modello di sviluppo urbanistico? Sono le domande a cui 12 esperti interrogati da Foreign Policy a maggio hanno risposto fornendo previsioni e suggerimenti. Una discussione strategica, perché riorganizzare le grandi aree urbane che ospitano la maggioranza della popolazione, del lavoro e degli affari significa riorganizzare la società nel suo complesso intervenendo anche sugli equilibri di potere tra le classi sociali.
Se vuoi accedere alla newsletter integrale e all’archivio completo clicca qui.
Newsletter280420: Germania, il COVID in fabbrica e in corsia
LAVORO In che modo la pandemia sta colpendo la locomotiva tedesca, la sua economia e, in particolare, il mondo del lavoro? E con quali conseguenze in termini politici e sociali? Sono alcuni degli argomenti di cui abbiamo discusso in una lunga conversazione con Richard Ulrich, rappresentante di Ver.di e infermiere alla clinica universitaria di Francoforte e Pablo Alderete, fiduciario della IG Metall alla Daimler di Stoccarda, una delle capitali dell’industria automobilistica tedesca. ECONOMIA I mercati sono investiti da un’ondata deflazionistica che colpisce le materie prime e in particolare il petrolio, che ha fatto registrare addirittura prezzi negativi. Non è la prima volta, ma questa volta, come sottolinea un lungo articolo su Foreign Policy, la crisi innescata dalla pandemia potrebbe imprimere una svolta all’economia mondiale.
Se vuoi accedere alla newsletter integrale e all’archivio completo clicca qui.
Newsletter070918: Se la cyberguerra la fa l’impresa…
ECONOMIA/TECNOLOGIA Nell’ultimo numero della sua rivista Foreign Policy, autorevole organo del capitalismo americano, solleva alcune preoccupazioni rispetto all’ondata di privatizzazioni che sta portando nelle mani di aziende private e tramite questo canale anche di dittature e gruppi criminali, persino le più sofisticate tecnologie per la guerra elettronica, mettendo a rischio infrastrutture nodali quali centrali elettriche e impianti industriali e minacciando anche il singolo cittadino. Nel momento in cui in Italia si torna a discutere di nazionalizzazioni si tratta di una situazione interessante. LAVORO Mentre in Italia Arcelor MIttal, gigante indiano della siderurgia, con l’intesa firmata ieri, consolida la propria acquisizione dell’ILVA, in India 100mila lavoratori e contadini manifestano nella capitale Delhi contro la politica economica del governo di Narendra Modi che rischia di strangolarli. L’accordo sull’ILVA, se giudicato da un punto di vista strettamente sindacale rappresenta un netto miglioramento rispetto al modo in cui la trattativa era iniziata, per un altro verso riflette l’estrema debolezza dei lavoratori italiani ed europei. Gruppi come AM hanno accumulato capitali da investire all’estero approfittando delle condizioni di favore di cui godono in patria per imporre ai propri dipendenti indiani ritmi di lavoro e paghe che nessun paese europeo avrebbe loro consentito. E ora usano la forza accumulata per imporre il proprio modello anche nelle fabbriche occidentali. Per questo ogni mobilitazione dei lavoratori indiani per ottenere condizioni di lavoro e salari migliori rappresenta una notizia più interessante della media delle notizie che ci vengono propinate quotidianamente da giornali e tv.
Se vuoi accedere alla newsletter integrale e all’archivio completo clicca qui.