Newsletter210918: 2008-2018, economisti USA litigano

ECONOMIA Il dibattito apertosi a fine agosto tra i maggiori economisti americani riflette il fallimento delle politiche economiche messe in atto dalle amministrazioni USA prima e dopo lo scoppio della crisi del 2008 e di cui l’ascesa di Trump rappresenta l’effetto politico. Gli esperti si accusano a vicenda, cercano di scaricarsi delle proprie responsabilità, ma ciò che emerge soprattutto è che alla vigilia di una nuova crisi annunciata da più parti non hanno altra soluzione da proporre se non le vecchie ricette risultate fallimentari dal 2008 in poi: meno tasse, più spesa pubblica a esclusivo sostegno delle grandi imprese (mentre il welfare viene tagliato) e interventi sui tassi d’interesse. Uno studio di cui la società di consulenze Korn Ferry ha dato notizia mercoledì conferma, dati alla mano, che anche i lavoratori più qualificati dal 2008 hanno visto i loro salari decrescere in termini reali.  SANITA’ Le compagnie assicurative danno l’assalto al mercato della sanità integrativa, la sanità pubblica si mette a fare la compagnia assicurativa e la politica le asseconda. Ma anche il sindacato, attraverso i fondi sanitari di categoria, contribuisce a spingere milioni di lavoratori verso un mercato che diversamente ristagnerebbe. Con quali risultati e quali incognite per il futuro? Ne parliamo con Massimo Quezel e Francesco Carraro, autori di Salute Spa. La sanità svenduta alle assicurazioni, in libreria dal 13 settembre. Intanto la Lombardia è afflitta da un’epidemia di legionella che in poche settimane ha colpito 400 persone uccidendone 4. Una malattia che in un anno è cresciuta del 17% (2mila casi nel 2017) anche a causa di norme che non vengono applicate, ma non sembra appassionare la politica e i media come ad esempio il morbillo, da anni sotto i riflettori a causa della polemica sui vaccini.

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Newsletter010618: Berlino discute il suo piano B

POLITICA Visto il livello del dibattito politico sull’Europa e l’euro a cui abbiamo assistito in questi giorni, ci è sembrato che fosse utile mettere a disposizione dei nostri lettori alcuni elementi che aiutassero a collocare la questione nel giusto contesto. Non siamo di fronte a uno scontro biblico tra il bene e il male ma a un confronto tra posizioni contrapposte all’interno dell’establishment su una scelta contingente: la costruzione di un polo politico-economico capitalistico europeo in grado di rivaleggiare con gli USA e potenze emergenti come Cina e India. Una scelta presa nel secondo dopoguerra, che non rappresenta la prima esperienza di unione monetaria nel Vecchio Continente, e che è al centro di un dibattito internazionale, non solo in Europa ma nel mondo. A marzo a Berlino si è svolto un convegno organizzato da alcune tra le più seriose istituzioni economiche tedesche e con la partecipazione di alcuni tra i più noti consiglieri di Angela Merkel, sul tema di una possibile rottura dell’euro. La proposta emersa dal convegno è la stessa che ha suscitato scandalo quando è uscita la notizia che se ne accennava nel ‘contratto di governo’ Lega-CinqueStelle: l’introduzione di una procedura di uscita dall’euro per i paesi-membri. Il miliardario George Soros invece ha pubblicato nei giorni scorsi un articolo in cui analizza, dal suo punto di vista, le ragioni della crisi del processo di unificazione europea, ne individua tre vulnerabilità – migrazioni, austerity e disgregazione territoriale – e indica con decisione la sua ricetta per curare la malattia. Insomma nel mondo si discute della crisi europea. Pare che solo in Italia discuterne sia fonte di scandalo. Ma come sempre i tabù non fanno che suscitare simpatia nei confronti di chi, a ragione o a torto, vi si oppone. IRLANDA Dopo la vittoria del sì nel referendum sull’aborto di cui ci siamo occupati la settimana scorsa escono alcuni dati interessanti sulla distribuzione territoriale del voto e sulla composizione sociale e anagrafica di chi ha votato sì.

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