POLITICA Martedì in Corea del Sud c’è stato un “colpo di Stato di tre ore”, come titola l’analisi pubblicata su Jacobin. Dopo che il presidente Yoon Suk-yeol ha proclamato la legge marziale e il Parlamento gli ha imposto la revoca la Confederazione sindacale KCTU ha proclamato uno sciopero a oltranza chiedendo le dimissioni di Yoon. Ma il sindacato dei ferrovieri aderisce allo sciopero rivendicando anche aumenti salariali e più personale. Uno scontro di potere in cui i lavoratori entrano non solo “in difesa della democrazia” (la legge marziale vieta anche scioperi e manifestazioni), ma contro un regime ferocemente avverso a loro e al sindacato. Nel 2021, sotto il presidente Moon Jae-in (Partito Democratico), la polizia aveva fatto irruzione nel quartiere generale della KCTU e arrestato il suo leader. L’anno scorso il governo del partito conservatore di Yoon ha tentato di riportare le ore di lavoro settimanali a 69 (oggi sono 52). Nel 2021 un coreano ha lavorato in media 1.915 ore, 5 ore e 15 minuti al giorno 365 giorni l’anno (contro le 1.792 degli USA). Un dato da mettere in correlazione al tasso di fertilità più basso al mondo. Un’analisi delle “peculiari relazioni industriali” coreane sull’East Asia Forum, nonostante le soluzioni proposte dall’autore non convincano, offre un quadro abbastanza interessante della situazione.
golpe
Newsletter120923: 1973-2023 A cinquant’anni dal golpe cileno
POLITICA&STORIA A cinquant’anni dal colpo di Stato in Cile dell’11 settembre 1973 più che celebrazioni e nostalgie servono analisi che cerchino di spiegare le ragioni di quell’evento e gli errori che resero più agevole a Pinochet il rovesciamento del governo di Unidad Popular di Salvador Allende. Piero Acquilino prova a fornirci alcuni spunti di riflessione. LAVORO Alcune brevi note pubblicate in una delle ultime newsletter di Gig Economy Project sollevano un tema suggestivo: le osservazioni fatte da Marx più di un secolo fa nel primo libro del Capitale sul lavoro a cottimo sono in grado di fornirci qualche indicazione sul futuro dell’economia delle piattaforme e, soprattutto, sugli embrionali tentativi dei lavoratori del settore di organizzarsi collettivamente, lasciandosi alle spalle l’illusione di essere lavoratori “autonomi”?
Newsletter260321: Draghi e il populismo delle classi dirigenti
ITALIA Un mese fa tutti lo celebravano come il salvatore della patria, oggi è accusato di essere subalterno a Germania e Francia e, per qualcuno, persino a Salvini, ma Mario Draghi sta facendo semplicemente quello per cui è stato chiamato da chi ora storce il naso. Quando c’è da coprire le proprie magagne i salotti riesumano il populismo delle classi dirigenti, salvo lamentarsi se poi arriva qualcuno che il populista lo sa fare meglio di loro. MYANMAR La narrazione edificante della coraggiosa Aung San Suu Kyi in lotta contro la dittatura militare ritorna ad affacciarsi dopo il colpo di Stato, ma già 10 anni fa quella narrazione si era scontrata con una realtà diversa: una leader che ha messo la propria immagine presentabile al servizio di un paese apertosi ai mercati, ma senza rinunciare a una sostanziale continuità col passato. Coi militari dietro le quinte pronti a tornare, come infatti è successo.
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Newsletter080920: Il capitalismo italiano e il golpe in Mali
INTERNAZIONALE La scarsa attenzione della politica e dei media italiani al golpe del 18 agosto in Mali contrastano con l’esposizione dei governi Gentiloni, Conte 1 e 2 in Africa occidentale, in termini politici e militari. Un mese prima della deposizione del presidente Keita il nostro Parlamento aveva approvato l’invio di 200 uomini delle forze speciali nella regione al confine tra Niger, Mali e Burkina Faso. Nella cooperazione tra Roma e Parigi in Africa occidentale in ballo ci sono anche le commesse per l’industria bellica italiana. SINISTRE Un’intervista allo storico britannico David Sassoon e una replica di Fausto Bertinotti intorno a ferragosto hanno innescato un dibattito tra vecchie glorie della sinistra italiana. Il tema era ‘ecologia e lotta di classe’: ma dal punto di vista di chi e con quale obiettivo? Fare l’ala radicale del Green New Deal come la sinistra italiana ha già fatto col centrosinistra?
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