Newsletter191124: “Tagli alle scuole, soldi alla guerra”

SCUOLA Una cronaca dei cortei studenteschi di venerdì a Roma, col loro carico di speranza, di rabbia ma anche di contraddizioni. E alcune note a margine. Domina il contrasto stridente tra i tagli alle scuole (che cadono a pezzi) e la spesa militare in aumento. ECONOMIA&LAVORO Un articolo dell’Economist ci dimostra, dati alla mano, che in Germania la deindustrializzazione non colpisce solo Volkswagen e l’automotive, ma l’intero settore manifatturiero, con la chiusura di decine di impianti e una perdita secca di decine di migliaia di posti di lavoro. Il cancelliere “socialista” Scholz risponde promettendo alle imprese di tagliare il costo del lavoro attraverso gli appalti, eludendo le protezioni sociali e ambientali.

Newsletter221024: BRICS-Israele, tra scomuniche e affari

POLITICA&GUERRA C’è una contraddizione di fondo immanente al capitalismo globalizzato tra la guerra e le relazioni di interesse economico che collegano i paesi belligeranti anche su lati opposti del fronte. Non è un fenomeno nuovo, ma le dimensioni che esso assume oggi sono inedite. Un articolo sul sito Counterpunch affronta una delle conseguenze concrete di questo fenomeno oggi: l’ipocrisia dei BRICS, che condannano i massacri di Israele a Gaza, in Cisgiordania e in Libano, ma che in parte li alimentano economicamente, in parte chiudono gli occhi sui membri che riforniscono Israele di energia, armi ecc. Il Sudafrica è il caso più eclatante.

Newsletter011024: Sull’orlo del precipizio, contributi di Achcar e Gideon

MEDIO ORIENTE Due contributi di Gilbert Achcar, politologo marxista libanese, e Levy Gideon, giornalista di sinistra israeliano, pur scritti prima del recente assassinio del leader di Hezbollah, Nasrallah, da parte di Israele, ci sono sembrati utili ad andar oltre il chiacchiericcio propagandistico e superficiale di questi giorni. Achcar analizza la logica militare dell’escalation israeliana (anche i crimini hanno una loro razionalità). Gideon ne contesta l’assenza di razionalità politica. Entrambi dicono in modo chiaro che siamo sull’orlo del precipizio. Una constatazione ampiamente rimossa anche da una sinistra che in uno dei frangenti più inquietanti degli ultimi decenni continua perlopiù a parlar d’altro. CULTURA Il 26 settembre 1940 moriva, suicidandosi per non cadere nelle mani della Gestapo, uno dei più brillanti intellettuali del ‘900, Walter Benjamin. Piero Acquilino ne riassume la vita, l’opera e la militanza intellettuale.

Newsletter130924: Ucraina, esplodono diserzione e insubordinazione

GUERRA Dopo due anni e mezzo di appelli a inviare le armi alla “resistenza” perché gli ucraini vogliono combattere, anche in Italia la stampa “scopre” che milioni di ucraini disertano, si sottraggono alla leva o addirittura, come riporta la Associated Press, una volta rapiti e deportati al fronte rifiutano di sparare sui russi. E sono soprattutto proletari, perché, come spiega un reportage del Guardian, gli arruolatori preferiscono andare a rapire i renitenti nei quartieri poveri ed evitano i quartieri residenziali. Mentre un gruppo di genieri ucraini in missione in territorio russo dichiara ai giornalisti della CNN: “Dovevamo difenderci dall’invasione russa e ora siamo noi a invadere loro”.

Newsletter280524: La guerra ridisegna la logistica (e l’economia) mondiale

ECONOMIA&GUERRA In un capitalismo basato sempre più sulla “logisticizzazione” dell’economia, cioè sullo spostamento della produzione alla ricerca di serbatoi di forza-lavoro a basso costo e poco sindacalizzata, fenomeno a cui non si sono sottratte neppure le aziende della difesa, che impatto avrà nei prossimi decenni l’escalation delle tensioni internazionali a cui stiamo assistendo? Un lungo articolo pubblicato un anno fa sul sito militare War on the Rocks affronta la questione e suggerisce che deglobalizzazione e rimodulazione delle catene di fornitura globali (che oggi attraversano i confini di paesi rivali, con tutti i problemi che ne derivano) non riguarderanno soltanto l’industria bellica in senso stretto, ma colpiranno l’intera base industriale dei paesi NATO. E i lavoratori che operano nella manifattura e lungo i tracciati dei corridoi commerciali su cui viaggiano le materie prime che essi utilizzano o trasportano e i prodotti del loro lavoro. Dal punto di vista politico e sindacale una strategia internazionalista diventa ogni giorno sempre più irrinunciabile e urgente. Nota a margine: l’articolo definisce la guerra in Ucraina una “guerra per procura tra grandi potenze”.

Newsletter190424: Foreign Affairs conferma la “quasi pace” del marzo 2022

POLITICA In un articolo pubblicato martedì Foreign Affairs analizza i documenti della trattativa tra Ucraina e Russia nel marzo 2022 e conferma, pur con mille cautele, che il quadro per un accordo di pace tra le parti era pronto e che “non ha riscosso l’interesse della NATO”. Una clamorosa smentita della tesi secondo cui non c’era alternativa a continuare la guerra perché la Russia ha sempre rifiutato il negoziato. Ecco cosa dice Foreign Affairs. LOTTE La vertenza Tesla in Svezia prosegue: il sindacato conferma che sta ancora scioperando, sale la pressione dei fondi pensione scandinavi affinché si trovi una soluzione, mentre Musk annuncia 14.000 esuberi e liscia il pelo alla destra in vista di una sua ascesa negli USA e nel mondo.

Newsletter120424: Balcani, la bomba in cortile

GEOPOLITICA Sui confini orientali dell’Italia si trova una regione che nella storia d’Europa è stata un perenne focolaio di instabilità e di guerre: i Balcani. Eppure i media e la politica italiani continuano a ignorare ciò che avviene dall’altra parte dell’Adriatico o a parlarne in modo elusivo, abitudine di cui la rimozione dei bombardamenti italiani sulla ex Jugoslavia (“la guerra in Ucraina è la prima in Europa dal ‘45”…) è l’esempio più clamoroso. Una bomba nel cortile di casa che la guerra in Ucraina rischia di far deflagrare da un momento all’altro e di cui nessuno parla. Perché? Perché parlarne significherebbe scoprire le manovre e gli affari dell’imperialismo italiano nella regione, di cui rischiamo di pagare i costi. LETTURE A proposito di rimozioni storiche, una graphic novel di Emanuele Giacopetti rompe l’omertà di Stato su uno degli episodi più infami del colonialismo italiano: il massacro di Addis Abeba.

Newsletter050424: Tusk: “Prepariamoci alla guerra. I migranti? Un’arma ibrida”

POLITICA&GUERRA Una citatissima intervista di Donald Tusk, premier polacco ed esponente di quella destra liberale ed europeista che in Polonia ha sconfitto il PiS, alleato di FdI in Europa, e che tanto piace ai progressisti italiani. Dice che dobbiamo prepararci alla guerra producendo più armi, che bisogna essere solidali con l’Ucraina purché ciò non danneggi le imprese polacche, che Giorgia Meloni in politica estera è bravissima e che i migranti sono un’arma scagliata contro l’UE. ECONOMIA&GUERRA Un lungo articolo di Gianni Alioti su Sbilanciamoci sull’Europa che piace a Tusk: un’Europa sempre più militarizzata. LETTURE È uscito il secondo volume di PuntoCritico “da New York a Passo Corese. Conflitto di classe e sindacato in Amazon, di Charmaine Chua-Spencer Cox e Marco Veruggio, introduzione di Sergio Bologna e infografiche di Emanuele Giacopetti.

Newsletter220324: Sinistra e questione militare, una proposta di discussione

POLITICA&GUERRA In questa newsletter una lunga riflessione sul rapporto tra politica e guerra e tra questione sociale e relazioni internazionali. Discutere la “questione militare”, un tempo al centro della riflessione strategica della sinistra, a partire dalla lettura di Clausewitz e dei grandi strateghi borghesi, e in seguito dimenticata, non è roba da oziosi accademici, ma la premessa necessaria a comprendere come funziona la macchina della guerra imperialista e come fermarla. Un tema su cui proviamo ad avviare una discussione, sollecitando altri contributi. L’alternativa è affidarsi alla vuota invocazione della pace e della diplomazia, alle corti penali e ai buoni sentimenti, persino alla retorica della “guerra giusta” come via per la Pace. Cioè rassegnarsi alla guerra.

Newsletter120324: Dossieraggi, uno scontro di potere

POLITICA La vicenda dei cosiddetti dossieraggi riflette l’ennesimo scontro all’interno delle classi dominanti del nostro paese, costrette ad affrontare una fase delicatissima della politica internazionale nel pieno di una crisi di strategia e di consenso. La priorità è capire, non farsi arruolare da una delle parti in commedia, nessuna delle quali è spinta da motivazioni “pure”ECONOMIA Il caso dossieraggi parte da un’inchiesta giornalistica sul peso delle imprese italiane della difesa nel governo Meloni. Un’analisi di Gianni Alioti ci spiega la portata del business della guerra per l’industria delle armi e in che misura le aziende italiane del settore ne sono parte.

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