Newsletter030321: Declino USA e “ottimismo tecnologico”

POLITICA&STRATEGIA Oltre alla pandemia e a episodi come quello dell’assalto al Campidoglio c’è un altro terreno su cui è possibile cogliere i sintomi del declino americano, uno di quelli su cui in particolare gli USA hanno costruito la propria potenza: la guerra. Da ormai alcuni decenni l’esercito americano non riesce più a “vincerne” una, nel senso non semplicemente di neutralizzare l’esercito nemico, ma di riuscire poi a imporre il proprio controllo sul suo territorio. Una delle ragioni dello stallo sembra affondare le proprie radici nella dottrina strategica elaborata negli USA dopo la fine della Guerra fredda e fondata su quello che potremmo definire “ottimismo tecnologico”, cioè l’illusione che la superiorità dei sistemi d’arma, di comunicazione, logistici sia di per sé sufficiente a garantire alle forze armate americane la supremazia su qualunque avversario in qualunque condizione e in tal modo a conservare la propria egemonia globale. La consapevolezza che le cose sono più complesse comincia a filtrare e rappresenterà un bel problema per l’amministrazione Biden, tanto più che il confronto con la Cina (e la Russia) sembra non conoscere tregue e che il “ritorno al multipolarismo” implica quasi inevitabilmente una parrallela crescita della proiezione militare americana nel mondo.

Se vuoi accedere alla newsletter integrale e all’archivio completo clicca qui.

Newsletter081220: Per l’OIL la pandemia fa scendere i salari

LAVORO Il rapporto diffuso mercoledì dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro Global Wages 2020-2021 fotografa la stagnazione dei salari e la crescita delle diseguaglianze dopo la crisi del 2008, a cui la pandemia pare avere soltanto impresso un’accelerazione. Anche l’OIL, come l’UE, indica nel salario minimo l’arma per combattere le disuguaglianze: una simulazione mostra come l’Italia, tra i paesi europei che non ne dispongono, trarrebbe i maggiori benefici dalla sua introduzione. POLITICA La guerra scoppiata a novembre nell’ex colonia italiana dell’Etiopia riveste un interesse strategico sul piano globale, ma anche per il capitalismo italiano. In questo numero cerchiamo di spiegarvi le ragioni di questo interesse, a cui tuttavia il governo italiano e il ministro Di Maio sembrano non concedere troppa attenzione.

Se vuoi accedere alla newsletter integrale e all’archivio completo clicca qui.

Newsletter290920: Pechino pensa alla guerra?

POLITICA&GUERRA Un recente editoriale del tabloid del Partito Comunista Cinese Global Times, pubblicato 10 giorni prima che Xi Jinping tessesse le lodi del multilaterialismo all’ONU, esprime un concetto molto chiaro: la Cina deve prepararsi militarmente e spiritualmente a una guerra. L’articolo sembra riflettere il timore di Pechino che gli USA possano adottare contro la Cina una strategia indiretta: invece di un’iniziativa frontale, ad esempio contro le relazioni commerciali globali di Pechino, l’intervento di alleati americani nella regione sui molteplici focolai di tensione presenti all’interno o ai confini della Cina. Elena Rusca ci parla di uno di essi, lo Xinjiang, intervistando la figlia di un prigioniero politico uiguro e ricostruendo i contorni del problema. Red Mirror, il saggio di Simone Pieranni sull’uso che Pechino fa delle nuove tecnologie digitali per irrigidire il controllo sociale, fa luce su un altro versante di quel timore. La nostra recensione del libro.

Se vuoi accedere alla newsletter integrale e all’archivio completo clicca qui.

Newsletter240120: India, modernizzazione bloccata

ECONOMIA Dietro i grandi numeri fatti registrare negli anni passati l’India si sta dimostrando incapace di marciare speditamente verso una modernizzazione della propria economia e della propria struttura sociale eccezionalmente contraddittoria. Il ritmo crescita dell’occupazione, in particolare nel settore avanzato della produzione, mette in dubbio l’idea diffusa che nei prossimi anni il paese sia in grado di sfidare la Cina. La sua collocazione fa sì che questa fragilità rivesta un significato rilevante anche sul piano geopolitico. GEOPOLITICA L’accelerazione dello scontro Iran-USA tra dicembre e gennaio è stata interpretata da alcuni come la possibile scintilla di una guerra. In realtà si è trattato del picco temporaneo di una guerra in atto da tempo e tornata rapidamente al suo abituale standard di conflitto a bassa intensità e per procura. Un conflitto asimmetrico in cui Tehran potrebbe colpire gli interessi USA anche fuori dal Medio oriente e persino sul suolo americano grazie a una rete di contatti e a un’infrastruttura logistica costruita negli anni.

Se vuoi accedere alla newsletter integrale e all’archivio completo clicca qui.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi