ECONOMIA&LAVORO Per l’ennesima volta un rapporto internazionale smentisce i luoghi comuni del dibattito politico-economico italiano. Stavolta è l’OCSE a decretare senza ombra di dubbi che l’Italia è, tra le principali economie che aderiscono all’Organizzazione, quello in cui i salari sono più diminuiti, mentre i profitti sono cresciuti più del costo del lavoro. Eppure ancora una volta ci troviamo di fronte all’ennesima campagna stampa di imprenditori e bottegai che si lamentano di non trovare dipendenti, nonostante il reddito di cittadinanza sia in via di smantellamento. Un articolo di Sergio Bologna pubblicato un anno fa rispondeva in modo particolarmente efficace anche alla tesi secondo cui il mancato incontro di imprese e lavoratori sarebbe un “problema di formazione”. In realtà il problema è di salari e condizioni di lavoro e questo per la sinistra e il sindacato dovrebbe essere l’alfa e l’omega della loro azione a partire da settembre.
Italia
Newsletter170223: ELEZIONI L’astensione e il cretinismo parlamentare
POLITICA Il centrodestra “vince” le elezioni regionali, ma perde migliaia di voti anche nelle sue roccaforti. E mentre c’è chi si dispera il fenomeno dell’astensionismo strutturale delinea un potenziale campo d’intervento per una sinistra che sappia curarsi dal male che la affligge da tempo: il cretinismo parlamentare. IMMIGRAZIONE L’ONU bacchetta l’Italia anche sull’immigrazione. Le nuove regole varate dal governo Meloni ostacolano l’opera di soccorso e vanno abolite. Ma l’azione giudiziaria che per la prima volta potrebbe vedere le ONG condannate è stata avviata sotto il governo Draghi. CASA Bruno Manganaro, nuovo segretario del SUNIA di Genova, sfida Regione Liguria e Comune di Genova in un’intervista al Secoo XIX: se sarà necessario mobiliteremo gli inquilini contro sfratti ingiusti e mancanza di politiche della casa adeguate.
Newsletter030223: Ucraina e polveriera balcanica, cosa fa l’Italia?
GEOPOLITICA Il conflitto in Ucraina alimenta tensioni anche nei vicini Balcani. A dicembre, nel silenzio quasi generale della stampa italiana, il Kosovo ha vissuto l’ennesima crisi, che ha rischiato di degenerare in conflitto aperto tra la maggioranza albanese e la minoranza serba. Il temporaneo allentamento della tensione, sopraggiunto grazie alla mediazione occidentale, non deve ingannare: il pericolo cova ancora sotto la cenere. Il silenzio dei media riflette gli interessi del nostro imperialismo nella regione. Nei primi mesi di mandato il ministro degli Esteri Tajani si è distinto per un particolare attivismo nei rapporti coi governi della regione, culminato nella recente conferenza sui Balcani, che si è svolta a Trieste dal 24 gennaio. Ma l’Italia deve fronteggiare una concorrenza insidiosa. Anche l’imperialismo britannico, infatti, è presente nell’area, e può contare su due plenipotenziari di rango: Tony e Cherie Blair.
Newsletter141221: Italia prima in Europa per i tagli al costo del lavoro
ECONOMIA&LAVORO I dati sul costo del lavoro pubblicati il 9 dicembre dall’ISTAT tedesca mostrano che l’Italia è il paese europeo che durante la pandemia ha ridotto di più il costo del lavoro (-8,2%), nonostante il dato fosse già largamente inferiore rispetto alle altre grandi economie europee. Una nota della campagna “Salario Minimo anche in Italia” commenta questi dati osservando che lo schiaffo inflitto dal governo Draghi al sindacato per quest’ultimo potrebbe essere l’occasione di cominciare a guardare al salario minimo come un’opportunità invece che come una minaccia. CAPITALISMO La multa da oltre un miliardo inflitta dall’Agcom italiana ad Amazon non riflette un sussulto di coscienza sociale, ma rientra nella ormai trentennale guerra della piccola media impresa italiana contro la “invasione delle multinazionali”. Il campo di battaglia italiano – scrive il direttore del Domani Stefano Feltri – sarà cruciale nella guerra per il futuro del capitalismo occidentale”.
Newsletter161020: Salari, con Bruxelles o con Visegrad?
LAVORO/POLITICA&SINDACATO Di fronte all’iniziativa della presidentessa della Commissione Europea Ursula von der Leyen sul salario minimo per il capitalismo italiano si pone un problema di posizionamento in Europa: con Francia e Germania contro il dumping salariale o coi paesi di Visegrad per competere offrendo lavoro a basso costo? Ma anche per il sindacato italiano (ed europeo) la domanda è: stare col sindacato tedesco che cinque anni fa ha detto sì al salario minimo e oggi discute di riduzione della settimana lavorativa a quattro giorni oppure da un’altra parte? Per ragionare sulla base di dati oggettivi in questo numero analizziamo le dinamiche salariali e come funziona il salario minimo nei paesi dell’Unione Europea in cui è presente e se è proprio vero che i bassi salari nei paesi come il nostro sono conseguenza della scarsa produttività del lavoro.
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