Dopo gli scioperi selvaggi delle genovesi AMT nel 2013 e ATP nel 2016, martedì sono stati i dipendenti di TPL Linea, l’azienda dei bus di Savona e provincia, a incrociare le braccia senza seguire la complicata procedura prevista dalla 146, la legge che disciplina gli scioperi nei servizi pubblici essenziali. Una scelta rischiosa (le multe vanno da 250 a 500 euro al giorno), che può essere spiegata solo col sentimento di grave preoccupazione e di rabbia dei lavoratori scatenato dall’avvicinarsi della gara per l’affidamento del trasporto pubblico locale, di fatto la privatizzazione del servizio, un bando da 146 milioni di euro per dieci anni.
sciopero TPL Linea Savona
Newsletter160318: SIRIA Cosa sta succedendo nella Ghouta
INTERNAZIONALE A sette anni dall’inizio della guerra in Siria le operazioni militari si concentrano ad Afrin, dove la Turchia prepara l’assalto finale ai curdi, e nella Ghouta orientale, dove 400mila civili sono in ostaggio dell’esercito di Assad e dell’aviazione di Putin da una parte e delle milizie islamiche dall’altra. Chiusa la parentesi dell’ISIS il conflitto è tornato ad apparire per quello che è: una guerra per il controllo della regione tra attori locali e protagonisti globali. ITALIA Dopo le aperture di alcuni settori dell’establishment italiano, ora per i 5 Stelle arrivano alcuni riconoscimenti dall’estero. Per Politico.eu Di Maio e i suoi potrebbero portare ‘freschezza’ nel dibattito politico a Bruxelles e maggiore fiducia verso le istituzioni europee in Italia. TRASPORTI La Liguria si conferma una regione ‘calda’ nel settore dei trasporti. Dopo gli scioperi ‘selvaggi’ del 2013 e del 2016 a Genova, ora a incrociare le braccia senza preavviso sono stati i tranvieri di Savona, preoccupati dalla privatizzazione della loro azienda. Una decisione presa dalla maggioranza bipartisan che governa la Provincia di Savona, nonostante TPL Linea si confermi un’azienda sana dal punto di vista finanziario. CINEMA Il documentario Hitler contro Picasso e gli altri punta i riflettori sull’ossessione nazista verso l’arte, ma anche sulla guerra senza esclusione di colpi tra potenze mondiali per il controllo del patrimonio artistico europeo e per il mercato mondiale dell’arte. Uno scontro che, pur con altre modalità, prosegue anche oggi.
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