LAVORO L’ultimo rapporto dell’Osservatorio Gino Marchet del Politecnico di Milano sulla logistica mette in luce le inquietudini che aleggiano in un settore in crescita esponenziale, dove le imprese fanno il bello e il cattivo e tempo imponendo ai lavoratori condizioni di sfruttamento ottocentesche. A preoccupare i manager sono soprattutto gli interventi della magistratura sugli appalti (pur mai citati) e un’incipiente carenza di manodopera. In questa newsletter Marco Veruggio ragiona su ciò che sta accadendo nella logistica italiana, mentre Sergio Bologna colloca il ragionamento sulla logistica nel più generale boom dei profitti delle imprese italiane e sottolinea la necessità di una risposta sul terreno del conflitto di classe. SCUOLA Un comunicato dell’UDS – Unione degli Studenti prende posizione contro il concorso bandito nella scuole italiane per celebrare il ruolo delle forze armate italiane come “strumento di difesa della libertà e della pace”.
Sergio Bologna
Newsletter070624: Capitalismo, logistica e lotte, un dibattito
CAPITALISMO&LOTTE A maggio Kim Moody, attento studioso americano del mondo del lavoro, ha pubblicato su Labor Notes “The end of lean production… and what’s ahead”, ipotizzando che il modello di capitalismo a cui siamo siamo abituati almeno dagli anni ‘7o – “produzione agile” e just-in-time – sia destinato a essere superato da nuove forme, che l’autore descrive parlando di just-in-case e “amazonizzazione”. Insieme alla redazione del sito Officina Primo Maggio abbiamo pensato che si trattasse di un contributo su cui riflettere collettivamente, soprattutto per le lezioni che se ne possono trarre in termini sindacali. Qui di seguito l’articolo di Moody e due articoli di commento, uno di Sergio Bologna, l’altro di Bruno Cartosio. Venerdì seguiranno Matteo Gaddi, ricercatore della fondazione Claudio Sabattini; Romeo Orlandi, docente di Processi di globalizzazione ed Estremo Oriente all’Università di Bologna e vicepresidente dell’Osservatorio Asia; Marco Veruggio, PuntoCritico. L’intero dibattito è in via di pubblicazione sul sito di PuntoCritico e su Officina Primo Maggio.
Newsletter050424: Tusk: “Prepariamoci alla guerra. I migranti? Un’arma ibrida”
POLITICA&GUERRA Una citatissima intervista di Donald Tusk, premier polacco ed esponente di quella destra liberale ed europeista che in Polonia ha sconfitto il PiS, alleato di FdI in Europa, e che tanto piace ai progressisti italiani. Dice che dobbiamo prepararci alla guerra producendo più armi, che bisogna essere solidali con l’Ucraina purché ciò non danneggi le imprese polacche, che Giorgia Meloni in politica estera è bravissima e che i migranti sono un’arma scagliata contro l’UE. ECONOMIA&GUERRA Un lungo articolo di Gianni Alioti su Sbilanciamoci sull’Europa che piace a Tusk: un’Europa sempre più militarizzata. LETTURE È uscito il secondo volume di PuntoCritico “da New York a Passo Corese. Conflitto di classe e sindacato in Amazon, di Charmaine Chua-Spencer Cox e Marco Veruggio, introduzione di Sergio Bologna e infografiche di Emanuele Giacopetti.
Newsletter140723: Per l’OCSE Italia campione mondiale di tagli ai salari
ECONOMIA&LAVORO Per l’ennesima volta un rapporto internazionale smentisce i luoghi comuni del dibattito politico-economico italiano. Stavolta è l’OCSE a decretare senza ombra di dubbi che l’Italia è, tra le principali economie che aderiscono all’Organizzazione, quello in cui i salari sono più diminuiti, mentre i profitti sono cresciuti più del costo del lavoro. Eppure ancora una volta ci troviamo di fronte all’ennesima campagna stampa di imprenditori e bottegai che si lamentano di non trovare dipendenti, nonostante il reddito di cittadinanza sia in via di smantellamento. Un articolo di Sergio Bologna pubblicato un anno fa rispondeva in modo particolarmente efficace anche alla tesi secondo cui il mancato incontro di imprese e lavoratori sarebbe un “problema di formazione”. In realtà il problema è di salari e condizioni di lavoro e questo per la sinistra e il sindacato dovrebbe essere l’alfa e l’omega della loro azione a partire da settembre.
Newsletter300321: Dietro il blocco di Suez la bolla dello shipping
ECONOMIA Il blocco del canale di Suez da parte di una portacontainer lunga 400 metri ci mostra quanto sia vulnerabile il sistema mondiale dei traffici via mare, responsabile del trasporto del 90% e con un volume di affari pari al 12% del PIL mondiale. E irrompe nel pieno di una pandemia che stava già gettando una luce inquietante sulla razionalità dell’economia di mercato (quella che il pensiero dominante ci dipinge come un sistema privo di alternative), facendo affiorare l’ennesima bolla speculativa. Come spiega da oltre 10 anni Sergio Bologna il fenomeno del gigantismo navale non è legato solo alle economie di scale che esso permette, bensì al fatto che le navi sono diventate un “prodotto finanziario”, con caratteristiche che ricordano dinamiche del settore immobiliare, destinate a diventare sempre più grandi e più tecnologiche ma al contempo a viaggiare sempre più vuote. SEGNALAZIONI Un’intervista di Giampietro Castano, per oltre un decennio l’uomo delle crisi aziendali al MISE, affronta il tema delle “aziende zombie”, a cui Draghi ha dedicato un passaggio nel suo primo discorso al Senato, un’affermazione con cui, prima o poi, bisognerò fare i conti.
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