GUERRA&AFFARI Un’inchiesta del Fatto Quotidiano ha parlato del 2022-2023 come il “biennio d’oro” dell’industria bellica: ricavi in crescita, ordini per 800 miliardi e valori azionari cresciuti anche del 300%. Le imprese italiane non fanno eccezione e c’è persino chi, come il gruppo siderurgico friulano Danieli, ha fatto affari sia con l’aggressore russo sia con l’aggredita Ucraina e nei mesi scorsi si è visto riconoscere oltre mezzo miliardo di euro di finanziamenti dalla Banca Europea degli Investimenti e da Cassa Depositi e Prestiti. STORIA Fare affari col nemico non è né un’eccezione né un’esclusiva dei nostri tempi. Ce lo ricorda una vicenda storica che riassume in sé in modo emblematico la cinica logica del capitalismo, ma (forse proprio per questo) è poco nota: quella delle royalties pagate dalla britannica Vickers alla tedesca Krupp alla fine della Prima guerra mondiale per la produzione su licenza di componenti dei proiettili con cui l’artiglieria di Sua maestà negli anni precedenti aveva ucciso migliaia di soldati del Kaiser.